Previti dà battaglia e ricusa i giudici

La richiesta, depositata ieri mattina alla quinta Corte d'aopello di Milano, in sostanza ha al centro l'ormai noto fascicolo 9520/95, quello che il parlamentare sostiene sia ancora pendente in Procura a carico di ignoti e che da tempo chiede di poter consultare: gli atti che contiene sono «di importanza fondamentale» per la sua difesa. L'occasione per chiedere alla Corte d'appello la sostituzione del presidente della prima sezione penale del Tribunale, Luisa Ponti, e dei due giudici a latere è stata l'ordinanza con la quale il collegio, nella scorsa udienza, prima di dare la parola al pm Boccassini per la requisitoria, ha respinto l'istanza dei legali di Previti di revocare il provvedimento del 16 maggio. Quel giorno il Tribunale, prima di dichiarare chiusa l'istruttoria dibattimentale, aveva respinto quasi tutte le richieste di prove aggiuntive avanzate dalle difese, tra cui quella dei legali del deputato azzurro di acquisire agli atti del processo una serie di documenti a loro avviso contenuti nel fascicolo che definiscono «segreto»: i verbali delle confidenze di Stefania Ariosto tra il febbraio e il luglio del '95 (prima della collaborazione ufficiale con la Procura) e della deposizione resa nel '96 dell'avvocato Guido Fassone, capo dell'ufficio legale di Efibanca. E poi ancora la documentazione che riguarda le indagini compiute nel '96 dall'ex pm Paolo Ielo negli uffici giudiziari romani e quella acquisita dalla Procura di Milano sulla vicenda Sme e sulle denunce Fimiani. Venerdì scorso, nel chiedere in aula la revoca dell'ordinanza del 16 maggio, i legali di Previti - come riporta l'istanza di ricusazione - avevano posto «la questione di illegittimità della condotta del pubblico ministero, che ha sottratto la disponibilità di documentazione attinente alle indagini» e si erano richiamati a «precise norme di legge processuale» e alla giurisprudenza della cassazione che prevedono l'intervento dei giudici. «Con sole tre righe e mezzo di motivazione - prosegue l'istanza - il Tribunale, dopo aver richiamato precedenti ordinanze ha liquidato l'importante questione». E non solo: oltre a non essere «in grado di dare una risposta giuridica alle richieste della difesa», «è giunto persino alla dichiarazione di un fatto non conforme alla verità». Da qui le accuse al collegio del quale ha chiesto ai giudici d'appello la sostituzione insieme all'acquisizione della documentazione «rifiutata».