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Art. 18, nell'Ulivo scoppia un nuovo scontro

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Il diessino Salvi (correntone) invita la Quercia a rivedere la posizione. La Margherita conferma il «no»

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O alle urne per votare il referendum sull'articolo 18. La decisione di Silvio Berlusconi di lanciare una campagna per l'astensione scompagina le carte in tavola. Come un contropiede in piena regola si insinua nelle file dell'Ulivo. Spiazza i leader. Spinge i simpatizzanti ad una reazione istintiva contro il capo del governo. E getta benzina sul fuoco delle polemiche nel centrosinistra. Il dilemma lacera le coscienze e pesa sul gioco degli schieramenti fra chi rivendica la coerenza e chi si piega alle ragioni della tattica. Non a caso il senatore Cesare Salvi, fra i leader del «Correntone», auspica un ripensamento nei Ds schierati sul fronte dell'astensione. Per lui, che il referendum sull'estensione dell'obbligo di reintegro in caso di licenziamento anche all'aziende con meno di 15 addetti l'ha promosso, l'esternazione del premier potrebbe risolversi anche in un autogol ricompattando i sostenitori di un'opposizione dura e pura. «Spero fino all'ultimo che in molti cambino orientamento tanto più dopo la grave presa di posizione del presidente del Consiglio che attacca un importante istituto di democrazia diretta». Il Correntone punta a capitalizzare la scelta di Silvio Berlusconi di non votare al referendum. Curiosamente le parti si sono invertite. Un paio di settimane fa la maggioranza della Quercia incassò il non-voto di Sergio Cofferati che divise la sinistra dei Ds causando qualche malumore anche nei vertici della Cgil. Chi non batte ciglio davanti all'ultima discesa in campo di Berlusconi è invece Dario Franceschini della Margherita che invita a votare no o ad astenersi senza perdere la testa. Malgrado la posizione simile a quella del premier. «Sarebbe da irresponsabili cadere nell'errore di trasformare questo referendum in una battaglia tra centrodestra e centrosinistra» spiega invitando a non farsi imprigionare dalla logica del muro contro muro. In uno scenario del genere è facile prevedere l'inasprimento dei toni di una campagna elettorale vissuta finora all'insegna della calma piatta. Per il sì si sono espressi nei giorni scorsi la Cgil, pur con alcune riserve, e alcuni partiti di sinistra. Rifondazione comunista, il Pdci, i Verdi. La maggioranza dei Ds, Cisl e Uil puntano invece a far fallire la consultazione a cui - per essere valida - deve partecipare almeno la metà più uno degli elettori. Per l'astensione si è anche espresso l'ex segretario della Cgil Sergio Cofferati.

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