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di STEFANIA MORDEGLIA LEVATA di scudi, all'interno della Federazione nazionale della ...

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Con un comunicato l'altro ieri ha annunciato, a nome della Giunta della Fnsi, una giornata nazionale di protesta dei giornalisti (la prima di un pacchetto di tre giorni) «in difesa della libertà di informazione». Un annuncio che ha subito scatenato una tempesta. Da più parti gli è piovuta addosso l'accusa di aver fatto un colpo di mano all'insaputa della Giunta, strumentalizzando lo sciopero. C'è anche chi ha chiesto le sue dimissioni. «Nelle ultime settimane - si legge nel comunicato di Serventi Longhi - si sono susseguiti tentativi di delegittimare il ruolo della libera informazione. Il ripristino, poi sconfessato ma non ritirato, della pena del carcere per i reati a mezzo stampa (il riferimento è al disegno di legge Mornino, ndr), le ispezioni di dirigenti della Rai nella redazione del Tg3, la possibilità che siano perseguiti i media che criticano le istituzioni appaiono delineare un progetto di intimidazione pericoloso e che ha già portato in molte redazioni di tutti i settori produttivi ad una "stretta" sull'autonomia dei giornalisti». Serventi Longhi prende quindi di mira il conflitto di interessi mediatico, la riforma Gasparri del sistema della comunicazione, il disegno di legge Anedda sui reati di diffamazione a mezzo stampa. Serventi Longhi invita quindi i comitati di reazione ad analizzare in assemblea la situazione. La prima ad alzare la voce contro lo sciopero proclamato «senza alcun mandato della Giunta» è stata Mariagrazia Molinari, componente della Giunta federale per Stampa democratica, che parla di «colpo di mano apparentemente a presidio della libertà d'informazione» e sottolinea come molti componenti, sia della maggioranza sia della minoranza, avessero manifestato forte perplessità nei confronti dello sciopero in una riunione della Giunta federale. «Giù le mani dalla libertà di stampa, ma occorre difenderla anche dalle strumentalizzazioni di un sindacalismo forte nei toni e inconsistente nei fatti» ha tuonato Nuova professione-Stampa romana. Carlo Parisi, segretario regionale del sindacato dei giornalisti della Calabria, ha definito «inaudito il comportamento di Serventi Longhi, invitandolo a dimettersi». Nella bagarre all'interno della categoria ha preso la parola anche il senatore Michele Bonatesta, componente della direzione nazionale di An e membro della Commissione di vigilanza sulla Rai, sostenendo che «la proclamazione dello sciopero è un atto che non ha niente di sindacale e ha tutto di politico». Per cercare di difendersi dalle accuse, Serventi Longhi ha spiegato che la decisione presa è «contenuta in un documento oggetto di una consultazione telefonica tra tutti i componenti».

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