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Contratti pubblici, si tratta per il Parastato

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I sindacati del settore domani all'Aran. In attesa Sanità, Enti locali, Agenzie fiscali, Presidenza

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Per questo ieri i lavoratori dei vari settori, organizzati da Cgil, Cisl e Uil, hanno scioperato in tutta Italia, ottenendo, secondo quanto hanno dichiarato, una partecipazione elevatissima. Una protesta (48 ore, delle quali 24 effettuate ieri e altre 24 da utilizzare anche con una grande manifestazione se non si faranno passi avanti), lanciata quando per Scuola e Stato la situazione non era ancora stata risolta, ma che resta politicamente molto consistente, specialmente a pochi giorni dal voto per i rinnovi amministrativi. I settori toccati dallo sciopero (che secondo i sindacati avrebbe registrato adesioni dall'80 al 100 per cento), e nei quali si sono registrati disagi di varia entità, sono stati la sanità (erano garantite solo le urgenze), gli asili nido e scuole materne comunali, sportelli degli enti pubblici come Inps e Inpdap, uffici anagrafici, uffici delle entrate e delle altre agenzie fiscali. Per tutto il pubblico impiego nel febbraio 2002, grazie anche a una mediazione condotta dal vicepremier Gianfranco Fini, venne raggiunto un accordo-quadro; Cgil, Cisl e Uil («pacta sunt servanda», ha detto ieri il leader della Cisl Pezzotta) vogliono che vi sia data applicazione definendo conformemente i contratti di tutti i comparti. La situazione si è sbloccata solo poco più di una settimana fa, e in pochi giorni a sono «passati» Stato e Scuola. Il prossimo contratto sarà quello dei circa 70 mila dipendenti del Parastato. Il consiglio dei ministri venerdì scorso ha definito le direttive che l'Aran dovrà seguire nella trattativa, e l'Agenzia ha già convocato domani i sindacalisti del settore per avviare il confronto. Chiaramente Sanità, Enti locali, Agenzie fiscali e Presidenza del Consiglio non dovrebbero aspettare ancora a lungo. La partita è importantissima e ieri in concomitanza con la giornata di sciopero sono scesi in campo gli stessi leader di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta, e Luigi Angeletti. Con la frase latina pacta sunt servanda (i patti vanno rispettati), Savino Pezzotta ieri ha richiamato ancora una volta il governo all'attuazione degli accordi. Sottolineato che il successo dello sciopero dimostra che «i lavoratori pubblici hanno dimostrato di essere con noi», ha aggiunto: «Tutti i contratti pubblici vanno rinnovati in base ai parametri stabiliti dall'accordo del febbraio 2002. Nulla di più, nulla di meno. Ne va della credibilità del Governo nei confronti non solo di tutto il sindacato ma, soprattutto, nei confronti di milioni di lavoratori pubblici che oggi hanno scioperato in massa e che aspettano da un anno il nuovo contratto». Quanto al leader della Cgil, «il governo - ha detto Epifani - deve dare risposte concrete, altrimenti la mobilitazione sarà destinata a proseguire. La giornata di oggi conferma l'esigenza di dare risposte attraverso il contratto alle domande dei lavoratori, anche per arrestare il degrado in cui verte il pubblico impiego». La Uil con Angeletti ha ribadito che il sindacato è stato costretto a scendere in sciopero pur sapendo che questo avrebbe provocato disagi «soprattutto nella sanità»; ma, ha rilevato, «i lavoratori attendono il rinnovo del contratto da più di un anno». E il segretario confederale Uil Antonio Foccillo ha aggiunto: «Ci aspettiamo una immediata convocazione dell'Aran per gli enti pubblici ed una altrettanto immediata risposta del governo e dei rispettivi comitati di settore per gli altri comparti, a partire da sanità ed enti locali per i quali devono essere previsti gli stessi contenuti, anche economici, così come concordato a febbraio 2002». D. T.

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