Giornalisti spinti a scioperare contro Berlusconi
E oggi i parlamentari chiederanno in Vigilanza a Lucia Annunziata perché il presidente del Consiglio «destabilizza» il mercato della Tv. Il segretario della Fnsi Serventi Longhi è deciso: vuole lo sciopero contro il Governo, perché secondo lui «si è passato davvero il segno e ci sono tutte le condizioni per una giornata di sciopero generale dei giornalisti. Non facciamo agitazioni di questo tipo indirizzate contro il governo da qualche anno. Ma credo sia importante a questo punto dare una forte risposta unitaria di mobilitazione e di lotta». E l'Usigrai chiede «una giornata di protesta che ponga al centro la difesa intransigente della libertà dell'informazione e respinga i troppi tentativi in atto di condizionarla e di asservirla». Insomma, se il caso Berlusconi-Tg3 tiene molto occupati i sindacalisti, oggi per la Rai sarà un'altra giornata campale. Alle 14 i vertici del servizio pubblico andranno a San Macuto dove è previsto il secondo round di audizioni. La presidente Annunziata, nel suo primo rapporto della settimana scorsa aveva denunciato, come dannoso per la Rai, un presidente del consiglio proprietario dell'unica azienda concorrente. Poi ci sono state roventi polemiche sulle ispezioni mandate al Tg3 dal dg Cattaneo dopo le accuse di Berlusconi sul servizio sul processo Sme. Quindi le denunce dell'opposizione per l'intervista di Antonio Socci al premier, accusato di aver abusato del servizio pubblico. Infine il presidente Rai ha invitato Berlusconi ad evitare «ogni commento e intervento sul servizio pubblico». Di tutto questo si parlerà oggi (e anche domani sempre dalle 14) in parlamento, in un momento di tensioni fortissime tra i due poli sull'informazione e il conflitto di interessi. E l'opposizione con una lettera ai vertici e a Petruccioli rincara la dose, chiedendo di sapere se è vero che l'intervista a Berlusconi sia stata montata in studi esterni alla Rai. Prima dell'appuntamento in Parlamento, però, Annunziata e Cattaneo parteciperanno (insieme per la prima volta dopo la bufera) alla riunione del CdA preceduta dall'assemblea degli azionisti per l'approvazione dei compensi di consiglieri e presidente. Il presidente avrà uno stipendio di 300 mila euro più 100 mila per le spese forfettarie. Per i consiglieri 100 mila euro di compenso più altri 50 mila per le deleghe. E proprio le deleghe sono l'altro tema all'ordine del giorno. Come già anticipato, la presidente si occuperà di rapporti internazionali e di informazione. Al consigliere Giorgio Rumi la delega su informazione religiosa e cultura. Francesco Alberoni si occuperà di Cinema e Fiction, mentre la delega sul prodotto Tv e Radio andrà a Marcello Veneziani e quella sul territorio a Angelo Maria Petroni. Il lavoro del CdA riprenderà mercoledì con le audizioni dei tre direttori di rete e, probabilmente, con quella del responsabile della Fiction, Agostino Saccà, con la crisi dell'ascolto come tema fisso. Ieri sulle polemiche che hanno investito la Rai è intervenuto nuovamente il ministro Gasparri che ha invitato l'Annunziata a risolvere «il vero problema dell'azienda che è quello di garantire il pluralismo, dopo anni di grande caratterizzazione a sinistra». E infatti secondo il ministro ancor oggi «la sinistra ha spazi di grande caratterizzazione in Rai». Ma la Casa delle Libertà «non vuole dei Santoro di destra, che usino la tv come una clava come l'hanno usata alcuni esponenti della sinistra ma chiede almeno un giornalismo che non discrimini e che possa rappresentare tutte le idee». Gasparri invita infine a guardare alla qualità delle produzioni e del servizio offerto. «Dobbiamo introdurre l'indice di qualità, dobbiamo garantire di più i minori, e sono orgoglioso dell'aumento del 10 per cento della programmazione destinata a loro, che consente alla Rai in questi giorni di dare un esempio. Il resto sono polemiche che appartengono ad un dibattito che ha sempre scand