Cofferati abbandona l'articolo 18 e il Correntone
«Non andrò a votare» ha annunciato il Cinese. Una posizione che è, esattamente, quella sostenuta dai Ds. Il segretario della Quercia, Piero Fassino, non può che rallegrarsi (e tirare un grosso sospiro di sollievo) di fronte alla convinta scelta di campo di Cofferati. «Abbiamo denunciato - spiega Fassino - il carattere inutile e dannoso del referendum. È necessario quindi evitare i danni che può produrre rendendolo inutile». E «il modo migliore per raggiungere questo scopo - continua il segretario dei Ds - è non partecipare al voto, consentendo al Parlamento di affrontare il problema con una legge apposita». Della stessa opinione il presidente dei senatori Ds, Gavino Angius. Quella dell'ex leader della Cgil «mi sembra una posizione ragionata e motivata» sottolinea Angius. «Sono inoltre giuste - prosegue - le preoccupazioni sulle divisioni che l'iniziativa referendaria sta provocando nel sindacato, nel mondo del lavoro e, cosa non secondaria, tra le forze politiche del centrosinistra». La "Velina rossa", viicna ai dalemiani, grida al Miracolo: «Cofferati ha sottoscritto una delibera della segreteria Ds». Spiazzati, invece, gli esponenti del Correntone, la minoranza Ds, tra i promotori del quesito per estendere a tutte le imprese i diritti previsti dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per loro, Cofferati era un punto di riferimento. Fino a ieri. L'ala sinistra del partito è «stupefatta» dalla decisione di Cofferati, che è co-presidente dell'associazione "Aprile". Appena qualche giorno fa Mussi, Fumagalli, Buffo, Folena e Buffo avevano invitato a votare sì. «Non drammatizzerei, ci sono opinioni diverse» dice Folena. Dal Correntone si smarca anche Giovanna Melandri, secondo la quale «non andare a votare è l'unica scelta possibile». Il referendum «è il modo peggiore per risolvere il problema: votare no equivale a votare contro i lavoratori». Con lei anche tutti gli ex veltroniani confluiti in Aprile. La scelta di Cofferati non convince, anzi irrita, il segretario di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti. Il Cinese «ha fatto della Cgil la protagonista della lotta radicale e di massa - ricorda il leader del Prc - per la difesa dell'articolo 18». E «per questo ha rotto con Cisl e Uil e ha giustamente ignorato le accuse di dividere i lavoratori e i sindacati, rivoltegli dal centrosinistra». Se ora, invece, proprio sull'articolo 18 è al fianco di Ulivo, Cisl, Uil e sulla sponda opposta alla Cgil «qualcosa non va». Rutelli esulta e rivendica la conversione di Cofferati. Anche la maggioranza, di fronte a questa nuova polemica che spacca l'opposizione, non si lascia sfuggire l'occasione per dire la sua. Duro l'attacco del portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi, nei confronti di Cofferati che «è come la grandine, un vero e proprio flagello sulle sorti della sinistra, dell'opposizione e del Paese». Non si pronuncia, invece, il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, schierato per il sì al referendum: la patata bollente resta comunque nelle sue mani.