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«Uno dei pilastri è il federalismo fiscale»

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Per il Senatore di FI bisogna arrivare a istituire una Camera delle Regioni

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Il senatore Carlo Vizzini, esponente di Forza Italia e Presidente della Commissione parlamentare per le Questioni Regionali, a conclusione della convention di FI a Udine, è sicuro che il federalismo non provocherà divisioni cruciali fra i partiti di governo. Quale è la sua opinione sul federalismo? Il federalismo non deve essere competitivo, ma - come ha auspicato lo stesso Presidente Ciampi - solidale. Federalismo significa non solo decentramento, ma autentica riorganizzazione dello Stato. Occorre spostare competenze e risorse a regioni e autonomie, e ciò significa anche chiudere alcuni palazzi romani, alcuni ministeri, dislocandone il personale. Altrimenti si rischierebbe una duplicazione inutile e dannosa sia delle competenze che delle spese. Inoltre, una seria applicazione del federalismo deve, a mio avviso, basarsi su due pilastri. Quali? Anzitutto la trasformazione di uno dei due rami del parlamento in Camera delle Regioni e delle Autonomie, capace di rappresentare davvero le realtà locali. Il secondo pilastro è un autentico federalismo fiscale, che trasferisca agli organismi regionali e locali quei fondi e quelle risorse senza i quali il potere non potrebbe essere esercitato. Ma ciò deve avvenire in senso solidale: non si può pretendere che, ad esempio, nel Sud vengano pagate imposte alte tanto quanto quelle che vengono pagate al Nord, perchè la ricchezza di una regione come la Calabria non è paragonabile a quella, ad esempio, della Lombardia. Cosa si aspetta dalla convention di Forza Italia sul federalismo? Nel mio partito si lavora alacremente, da tempo, sul tema del federalismo e delle sue apploicazioni. Nella convention si avrà un primo esame dei risultati di tale lavoro. Noi siamo persuasi, ad esempio, del fatto che l'attuazione del federalismo comporti la necessità di un cambiamento della forma di governo. Solo un capo dell'esecutivo eletto direttamente dai cittadini, infatti, potrà confrontarsi con governatori di regione e sindaci che sono scelti in modo diretto dagli elettori. Ma Forza Italia è consapevole di un fatto essenziale: bisogna lasciar fuori un tema vitale come quello del federalismo e della forma di governo dalla conflittualità irragionevole, dalle piccole beghe fra i partiti. Eppure, proprio all'interno della maggioranza, si è registrata la polemica fra Bossi e il ministro per gli Affari Regonali La Loggia... Penso che la Lega, per la quale il federalismo è da sempre un cavallo di battaglia, debba in queste settimane che precedono il voto amministrativo, parlare ai suoi elettori, dunque è comprensibile che i toni siano un pò esasperati. Ma Bossi può stare tranquillo che, da parte di Forza Italia, i patti saranno sempre rispettati, con piena lealtà. E sono convinto che, nella maggioranza, la collaborazione, su un tema così delicato, sia piena e totale. C'è, in Europa, un modello di federalismo al quale ispirarsi? Ce ne sono molti, ma l'Italia deve, a mio avviso, guardare a tutti ma alla fine arrivare ad un modello proprio, che tenga conto della sua particolare realtà e della sua Storia. Siamo un Paese in cui il decentramento è sempre stato difficile, ha sempre incontrato molti ostacoli (si pensi al lungo itinerario che precedette la nascita delle Regioni): si trattra di peculiarità che non possono essere dimenticate se si vuole arrivare ad un federalismo che funzioni davvero.

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