Rai, la Annunziata guida l'opposizione
Il presidente dell'azienda di Viale Mazzini attacca il capo del governo e si raddoppia lo stipendio
«La terza rete è rimasta quella che era, con programmi partigiani e faziosi» aggiunge il premier. E spiega: «Siamo entrati nella Tv con la maggioranza del consiglio, siamo riusciti a nominare direttori di Tg. Ditemi se nella prima e nella seconda rete c'è un solo programma che attacca l'opposizione, noi non riusciamo nemmeno a immaginare un conduttore nostro che possa andare a fare il Santoro di destra, non è nel nostro Dna». Ed è di nuovo polemica. Scende in campo il presidente dell'azienda di viale Mazzini, Lucia Annunziata: «Il presidente del Consiglio con il peso del suo ruolo istituzionale e di grande imprenditore delle comunicazioni, aiuterebbe la Rai se si astenesse da ogni commento e intervento sul servizio pubblico». La Annunziata, dunque, entra direttamente nell'agone politico e dietro di lei si schiera tutto il centrosinistra. A cominciare dai Ds. «L'ennesima aggressione di Berlusconi - dice Giuseppe Giulietti, deputato della Quercia e portavoce dell'associazione articolo 21 - ha reso chiaro a tutti le intenzioni del Presidente nei confronti dell'informazione a lui sgradita. L'aggressione proseguirà e proseguirà anche l'attacco contro le istituzioni, contro la giustizia e contro lo stesso Romano Prodi». «Questo assalto non è casuale - aggiunge Giulietti - ma fa parte di una strategia politica e mediatica pianificata e organizzata. Una delle prossime puntate riguarderà la totale omologazione della sede Rai di Bruxelles ai voleri del governo. Il cavaliere, infatti - prosegue l'esponente diessino - intende avere un controllo integrale sulla comunicazione televisiva durante il suo semestre di presidenza. Mi auguro che la Rai voglia nuovamente smentirmi e annunciare che le liste dei corrispondenti, sin qui circolate, siano solo frutto di invenzione». «Allo stesso modo - dice ancora - mi auguro che la Rai voglia annunciare di non aver avviato nessuna ispezione sulla trasmissione di Antonio Socci (perché anche in questo caso resto contrario ad ogni via disciplinare al giornalismo) e di avere invece ritirato tutti i provvedimenti disciplinari a carico di Santoro, Ruotolo, Icona e Formigli». Per Renzo Lusetti, deputato della Margherita e responsabile del settore Propaganda «l'attacco quotidiano di Berlusconi e della destra alla libertà di informazione e al pluralismo desta grave preoccupazione». «Il proprietario di Mediaset - continua l'esponente della Margherita - non perde occasione per intimidire ed insultare la Rai e in particolare Rai Tre con una virulenza impressionante». «È evidente il tentativo da parte della destra di sferrare un attacco politico alla libertà di informazione nel servizio pubblico, messo alle corde da una crisi drammatica a vantaggio della concorrenza». Risponde al premier anche il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini: «È sempre difficile rispondere ad affermazioni così generiche e così apodittiche». Arriva la replica di Forza Italia. «Non c'è nessuna persona in buona fede che possa negare che Rai Tre si distingua per alcuni programmi partigiani e faziosi e privi di quell'equilibrio che dovrebbe essere proprio del servizio pubblico ovvero della televisione di tutti» dicono i due capigruppo azzurri Elio Vito e Renato Schifani. «Si attenga quindi, il presidente della Rai, da dichiarazioni politiche che non hanno alcun fondamento nella realtà, e si dedichi, invece, al cambiamento, nella Rai, da ciò che è difforme da quanto impongono l'obiettività e il buongusto». Nuovi stipendi. Riunione domani, del consiglio d'amministrazione della Rai e dell'assemblea totalitaria degli azionisti (Tesoro e Siae) per fissare i nuovi compensi e indennità per i vertici di viale Mazzini. Al presidente Lucia Annunziata dovrebbe andare un compenso di 400 mila euro lordi l'anno, esattamente il doppio di quanto percepiva il suo predecessore, Antonio Baldassarre. Al neo direttore generale Flavio Cattaneo, andrà invece un aumento di soli 2mila euro rispetto al suo predecessore, Agostino Saccà, che percepiva 598mila eur