«L'economia ha la bronchite, non la Sars»
Prendendo spunto da una battuta del presidente della Confcommercio, Sergio Billè, Antonio Marzano si immedesima nel ruolo del medico e, per tranquillizzare i cittadini, fornisce una prova concreta: non ci sarà una «manovra aggiuntiva per quest'anno, perché non ce n'è bisogno». Il ministro delle Attività produttive si allinea quindi con le previsioni di Berlusconi, dicendosi fiducioso che «la ripresa ci sarà nel 2004», anche perché l'Italia è un Paese che manifesta la sua vitalità in tanti modi, nonostante una fase congiunturale internazionale certo non brillante. «In Italia - ha ricordato Marzano a margine del convegno sui legami transatlantici organizzato dall'Aspen - abbiamo visto la nascita di tanti posti di lavoro, di 100 mila nuove imprese in un anno, in controtendenza rispetto all'Europa. E, questo, non è un segno di polmonite. Quello che succede all'economia italiana si potrebbe chiamare, direi, una bronchite». Certo, ammette il responsabile dell'industria, i numeri confermano lo stallo economico e, se si guarda al tasso di sviluppo, è innegabile che sia «del tutto insoddisfacente». Però si tratta di un'influenza che ha colpito tutti in Europa, dove, ha riconosciuto Marzano, c'è anche chi è più malato dell'Italia: «La Germania sta peggio di noi e la Francia più o meno sta così. Quindi si tratta di un problema comune». Marzano aggiunge che questo «ciclo anomalo» che ha colpito l'economia mondiale sarebbe potuto già finire, «se fosse stato solo per meccanismi interni». Purtroppo, però, ammette, «si sono accavallati fattori non prevedibili che hanno prolungato la durata di questo rallentamento». Il ministro delle Attività produttive osserva che «negli ultimi due anni si sono dovute continuamente rivedere le previsioni per l'economia mondiale, perché ai meccanismi economici si sono aggiunti fattori esogeni, come il terrorismo con l'11 settembre e la guerra in Iraq». «Tutti fattori - spiega Marzano - che hanno accresciuto l'incertezza, penalizzato gli investimenti e diminuito la fiducia dei consumatori». L'impatto è stato forte, come dimostra l'andamento della Borsa che, nell'ultimo anno, «ha registrato una perdita della ricchezza impiegata del 30%». «Quando si sente povera, la gente spende di meno» osserva ancora il ministro. «Questo ciclo anomalo sarebbe già finito se fosse stato per ragioni economiche. Comunque non siamo in recessione e la durata della fase negativa sarà molto più breve della ripresa» assicura, confermando che il governo intende andare avanti con il programma tratteggiato nella delega fiscale, «che prevediamo di realizzare entro la legislatura», con la riduzione «a numero minore dei prelievi, fino a portarli ad otto» e la riduzione delle aliquote, che prevede tagli «fino al 33% per le imprese». Ma questo dipenderà dalle condizioni della finanza pubblica e di ripresa dell'economia». E per la riduzione delle imposte si partirà sia con le famiglie sia con le imprese, anche se in entrambi i casi «abbiamo già iniziato e proseguiremo con quelle fasce sociali che soffrono di più». Il ministro fa quindi cenno alle tariffe Rc auto, dicendo che «purtroppo un blocco non è possibile». «Lo ha fatto il precedente governo e ci siamo beccati una condanna della Corte europea» ha detto Marzano, indicando che l'unica strada per controllare i prezzi dell'Rc auto può essere quella del costante monitoraggio sugli effetti del protocollo d'intesa, firmata con Ania e associazione dei consumatori. Immediato l'intervento di Federconsumatori. «Per calmierare le tariffe Rc auto, cresciute nell'era Marzano del 22,4%, bisogna inserire forti dosi di concorrenza e procedere ad una vera e propria modernizzazione anche legislativa del settore» dichiara Rosario Trefiletti, presidente della Federconsumatori. «Solo così - aggiunge - si fanno gli interessi dei cittadini e delle stesse aziende nella prospettiva».