Telekom-Serbia, la Svizzera affossa l'inchiesta
L'arresto è stato motivato con il pericolo di fuga e la possibilità di reiterazione. Ma fra Italia e Svizzera è scontro aperto. Dopo il fermo dei due deputati Nan (Forza Italia) e Kessler (Ds) dall'Italia arrivano sempre più pressanti le richieste a sbloccare la situazione. Il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini è chiaro: «Credo che tutti, nessuno escluso, abbiano l'esigenza di accertare la verità». E aggiunge: «Di Telekom-Serbia si sta occupando la Commissione Parlamentare istituita per far luce su una vicenda che merita di essere approfondita. Il mio auspicio è che lo si faccia in tempi rapidi e non si creino i presupposti per ulteriori campagne o polveroni di cui non sentiamo la necessità». Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, si spinge oltre: «La vicenda Telekom Serbia è una questione inquietante, sicuramente c'è qualcosa di poco chiaro, sicuramente c'è stata una tangente, sicuramente, essendo un garantista, aspetto le prove provate che qualcuno sia colpevole di qualcosa, prima non mi pronuncio». E poi non esclude azioni governative in merito alla vicenda: «C'è già una commissione d'inchiesta parlamentare che deve svolgere il suo compito». «Certo - conclude - l'arresto in Svizzera e il fermo dei parlamentari è qualcosa di abbastanza inquietante». Getta acqua sul fuoco il ministro degli Esteri Franco Frattini: «Non c'è nessun incidente diplomatico con la Svizzera. C'è stata un'attenzione della Farnesina alla vicenda che per ora è conclusa e le autorità Svizzere hanno fatto quello che ritenevano. Noi, come era nostro dovere, ci siamo limitati a seguire la questione». E anche dalla Svizzera arrivano segnali rassicuranti: la collaborazione giudiziaria tra Svizzera e Italia sull'affaire è in corso dal 2001, afferma il portavoce dell'Ufficio federale di giustizia Folco Galli. E in tale ambito la Svizzera ha già trasmesso all'Italia alcuni documenti (essenzialmente bancari e protocolli di interrogatori). L'opposizione canta vittoria per lo stop alle indagini. «Un po' più di prudenza e senso di responsabilità avrebbero facilmente evitato una brutta figura al Parlamento italiano, di mettere in serio imbarazzo due parlamentari ed anche il discredito sulla commissione parlamentare di inchiesta» dice il segretario dei Ds Piero Fassino. «Il risultato è comunque - aggiunge il leader della Quercia - è che si è reso evidente in poche ore che si trattava di una grossolana provocazione, della quale francamente nessuna persona di buon senso dubitava. È, invece grave - conclude Fassino - che su questo si sia imbastita una campagna propagandistica che ora spero finalmente smetta». Gli fanno eco i capigruppo parlamentari dei Ds Luciano Violante e Gavino Angius che hanno scritto una lettera ai presidenti di Camera e Senato, chiedendo loro di «ricondurre alla correttezza istituzionale» l'attività delle commissioni Telekom Serbia e Mitrokhin. E puntano il dito in particolare sulle ultime vicende dell'organismo che indaga sull'affare che l'Italia fece con il regime di Milosevic, che hanno aperto una fase «di torbida provocazione come nei giorni più bui del passato della Repubblica». E in breve è arrivata la risposta del presidente del Senato Marcello Pera: «Personalmente sono preoccupato dal clima generale, sempre più intollerabile, in cui si sta svolgendo la vita politica del paese». La seconda carica dello Stato ricorda anche: «Ho fin dall'inizio di questa legislatura sostenuto che certi temi ed argomenti non dovrebbero mai essere utilizzati come strumenti di lotta politica, in primo luogo i diritti fondamentali dei cittadini, la giustizia, la politica estera, il ruolo di garanzia delle istituzioni». F. D. O.