Il Parlamento vuole una stampa bulgara
Oltre all'emendamento proposto da Mormino (Fi) che stabilisce la pena di tre anni di reclusione al giornalista che diffama, in commissione giustizia della Camera sono state diverse, mercoledì, le proposte di imporre sanzioni pesanti. Bonito (Ds) ha infatti proposto sempre il carcere per i giornalisti, ma con due anni di reclusione, Pisapia (Prc) ha chiesto di infliggere una multa di cinquemila euro o «la permanenza domiciliare fino ad un anno». E «se l'offesa consiste in un fatto determinato», la pena va raddoppiata: permanenza domiciliare fino due anni o la multa fino a diecimila euro. Finocchiaro (Ds) ha presentato invece un emendamento che prevede «in caso di condanna del responsabile, l'obbligo del consiglio dell'ordine del giornalsti di comminare la pena accessoria dell'interdizione della professione», che successivamente potrebbe prevedere anche il licenziamento del giornalista. Infine il caso di Fanfani (Margherita) il quale «ritenendo che la lesione della dignità e dell'onore di una persona non possa essere riparata, per così dire, a tariffa», osserva - si legge nei verbali della seduta - «che la pena della reclusione potrebbe rappresentare uno stimolo alla rettifica di una notizia diffamatoria». Anche se più tardi lo stesso Fanfani ha sottolineato che «probabilmente, in presenza di una pena pecuniaria di adeguata entità, il giudice sarà portato a preferire questo tipo di sanzione rispetto a quella detentiva». Dunque, anche a sinistra c'è chi ha chiesto il carcere ai giornalisti. Tanto che il presidente della commissione Giustizia, Pecorella (Fi), rileva: «È in corso da parte di alcuni esponenti dell'opposizione una vergognosa speculazione sul voto per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Ho potuto verificare che l'emendamento riguardante la sanzione per la diffamazione è stato votato anche da una parte dell'opposizione e che tra gli emendamenti presentati dall'opposizione stessa ve ne erano alcuni di portata ben più grave». Ma se destra e sinistra si mostrano d'accordo sul bavaglio alla stampa, si mostrano in sintonia anche nel condannarlo. Il ministro delle comunicazioni, Maurizio Gasparri, definisce il carcere ai giornalisti «assolutamente non condivisibile e va superata». «Mi pare - ha affermato Gasparri - che le parole di Berlusconi siano state talmente chiare da non dover aggiungere altro. Una norma che francamente il governo non condivide, ne ha parlato anche il premier dicendo chiaramente che la Cdl non può prevedere proposte di questa natura». Il ministro ha però ammesso la necessità di «meccanismi più efficaci» per rettificare notizie errate, ammettendo che «un problema esiste: le smentite e le rettifiche sono confinate nelle rubriche delle lettere, mentre le notizie infondate con grandi titoli possono creare nocumento alle persone. Lo dico da giornalista e da politico che ha visto tutte e due i lati della barricata». Giulietti (Ds) infine chiede di ritirare il provvedimento che verrà esaminato il mese prossimo.