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Ancora fischi a Pezzotta, clima infuocato

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Il sindacalista: «Passato ogni limite, non vorrei che capitasse qualcosa». «Le intimidazioni non ci fermano»

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La contestazione ieri a Lucca, all'indomani del nuovo contratto per i metalmeccanici firmato da Cisl e Uil ma non dalla Cgil. Il ripetersi di questi episodi fa dire al sindacalista: «Sono preoccupato per un clima sempre più grave che non mi piace affatto. Anche perché con queste cose non si sa mai come si va a finire». Peraltro Pezzotta non si fa intimidire, e conferma la validità dell'accordo. Mentre da tutte le parti politiche e sindacali arrivano dichiarazioni di solidarietà e di critica all'accaduto, il leader della Cgil Epifani convoca a Roma i responsabili di Lucca «per un chiarimento sui gravi fatti accaduti». Intanto «dopo la contestazione e gli insulti», in Toscana la Cisl regionale rompe ogni rapporto unitario col sindacato di Corso d'Italia. L'episodio (che segue a quelli analoghi del 25 aprile a Milano e del 1° maggio ad Assisi) si verifica ieri mattina all'inaugurazione della sede provinciale lucchese del sindacato. Mentre Pezzotta taglia il nastro, alla presenza delle autorità cittadine e delle categorie economiche, alcune decine di operai di un'azienda della zona che produce macchinari per le cartiere, lo fischiano ripetutamente urlando «venduto» e riferendosi alla firma dell'accordo dei metalmeccanici. In un volantino della Fiom-Cgil della provincia di Lucca, distribuito ai presenti dai manifestanti, si «invitano i metalmeccanici alla lotta contro un accordo che danneggia i lavoratori e per conquistare un vero contratto». Pezzotta si avvicina ai manifestanti per parlare con loro ma gli viene impedito a suon di fischi. Quindi, il leader della Cisl torna a partecipare alla cerimonia. «Siamo arrivati oltre ogni limite. Non vorrei che capitasse qualcosa» commenta poi. Per Pezzotta tra tutte le contestazioni di cui è stato oggetto ultimamente «questa è certamente la più indegna perché sono venuti a farla in casa nostra. Non nascondo — sottolinea — che ho un timore: quello che a forza di esasperare gli animi possa succedere qualcosa». «Le fotografie — dirà ancora —, bisogna osservare le fotografie di quelli che mi contestavano: facce deformate dall'astio. Passi per i fischi, ma darmi del venduto, questo no. Non l'accetto né lo giustifico». Il leader della Cisl, peraltro, al di là della preoccupazione, non si fa intimidire. «Abbiamo fatto un buon contratto. E non si tratta di un accordo separato perché — spiega — certo non siamo stati noi a presentare per primi una piattaforma da soli. Dunque — ha concluso — è inutile che si lamentino». Più tardi a Prato, per l'inaugurazione del museo del tessuto, ci sono anche Epifani e Angeletti. Fra Pezzotta ed Epifani, seduti allo stesso tavolo, nemmeno uno sguardo. Epifani poi dice: «Non c'è stata occasione per parlarci, tutto qui», e aggiunge: «Non siamo ai ferri corti». Intanto, mentre la Cgil appena 48 ore fa ha deciso per il sì al referendum del 15 giugno sull'articolo 18, Pezzotta ribadisce con forza: «Faremo una grande battaglia per farlo fallire». E anche per Angeletti (che ha definito incoerente la scelta di Epifani) il modo migliore per disinnescare gli effetti del referendum è quello dell'astensione. Fra le dichiarazioni di solidarietà dei politici al leader della Cisl, quella del vicepresidente dei deputatai di FI Fabrizio Cicchitto secondo il quale «coloro i quali oggi fischiano e insultano Pezzotta nel migliori dei casi sono degli irresponsabili» e quella del presidente dei deputati Udc Luca Volonté: «Noi stiamo al fianco di Pezzotta nei fatti e nel merito, nelle responsabilità comuni pur nella distinzione dei ruoli. Stiamo al fianco di Pezzotta nei fatti, e non con le sole telefonate di circostanza». D. T.

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