ISTITUIRE al più presto una commissione parlamentare d'inchiesta sulla privatizzazione della Sme «anche ...

Silvio Berlusconi e dell'on. Romano Prodi da un punto di vista politico, morale, di capacità amministrativa e di gestione di affari economici». Lo propone con un disegno di legge, Francesco Cossiga, secondo il quale la sua iniziativa potrebbe essere utile ad abbassare «il livello assai poco civilmente democratico dello scontro politico in atto nel Paese». Per il Presidente emerito questo scontro «minaccia di travolgere le stesse condizioni di base di un'ordinata vita civile e politica e perfino di intaccare e scalfire, con danni gravi per il Paese, importanti istituzioni». L'ex Capo dello Stato tratteggia poi quelle che a suo avviso sono le situazioni più delicate: «il Presidente della Repubblica, già "sfiorato" dall'affar Telecom-Serbia e su cui rimane ancora "puntata" come una pistola l'attività della relativa comissione d'inchiesta; il presidente del Consiglio dei ministri, esposto forse in tempi brevi ad una dura condanna morale, pur se attraverso l'uso strumentale e improprio delle motivazioni di una sentenza che ha già dichiarato "prescritti" i reati ascrittigli; e forse anche ad una condanna effettiva nel processo in corso davanti ai giudici di Milano sul caso Iri-Sme; nonché - aggiunge Cossiga - il presidente della commissione europea, ma pur sempre eminente politico italiano, prof. Romano Prodi, sospettato per lo meno di incapacità e "da benaggine" nella conduzione, quando era presidente dell'Iri, nell'affare Sme». Secondo Cossiga, infine, «il livello dello scontro rischia di elevarsi ancor più dopo le pur giustificabili spontanee dichiarazioni legittimamente rese dal presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi».