La Rai perde colpi e l'Annunziata trova l'alibi
Il presidente: «Non vorrei dirlo, ma la crisi degli ascolti è legata alla politica di Berlusconi»
Ma è evidente dalle sue parole che, nonostante sia presidente di garanzia del servizio pubblico, ritiene che la Rai sia in una crisi di ascolto «drammatica con un calo costante e parallelo della pubblicità» per colpa del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lucy «la dura», affronta nel corso della sua lunga relazione in Commissione di Vigilanza, il conflitto di interessi e nel capitolo intitolato «Attrazione fatale» lo spiega punto per punto: «È un dato di fatto che avere al governo un leader che ha anche forti interessi nella comunicazione porta a una deformazione quasi spontanea del mercato». Poi descrive «un processo di caduta di leadership che dura dal 1999», e che negli ultimi anni si è accelerato «rischiando, con i risultati degli ultimi mesi, di assumere le caratteristiche di un vero e proprio crollo». «Su questo punto sarei disonesta - aggiunge Annunziata - se non dicessi più apertamente le cose: non voglio arrivare a sostenere ciò che altri hanno più volte affermato, e cioè che il crollo che ha colpito gli ascolti della Rai sia dovuto all'anomala posizione in cui si è venuto a trovare il nostro paese con l'elezione di un presidente del Consiglio, proprietario di un gruppo che di fatto con la Rai ha stabilito il duopolio in Italia. Tuttavia devo registrare tale indebolimento dell'azienda ed è mio dovere cercare di porvi rimedio indipendentemente da quali ne siano le cause effettive». Dopo le accuse, sottolinea di non voler accusare «ovviamente nessuno - come pure si è fatto - di concorrenza sleale». Per lei la Rai di oggi è un'azienda in un momento di passaggio «in mezzo ad un mare in tempesta». Però i fattori positivi ci sono: il suo essere soprattutto «informazione», avere grandi professionalità al suo interno e potenzialità enormi. Altri punti fondamentali del Lucy-pensiero sono «il superamento «del carattere generalista delle tre reti», la sua funzione speciale di «presidente di garanzia», la governabilità dell'azienda garantita solo dalla «regola del consenso» in CdA e il riesame della famosa «delibera sul federalismo». Il federalismo infatti va bene ma non deve essere uno sfaldamento dell'azienda, la cui testa deve rimanere a Roma, afferma in sintesi l'Annunziata, applaudita dal governatore del Lazio Storace e bocciata sempre da Bossi, che non la riconosce «interlocutrice politica». Al lungo e complesso discorso del presidente ieri ha fatto da contraltare la relazione del direttore generale Cattaneo, più sintetica, tecnica e basata solo sul prodotto. Una relazione da manager che preferisce fare piccoli passi ma concreti, invece di pensare ai massimi sistemi. «Entro questo mese approveremo il piano industriale triennale, il piano delle trasmissioni e quello editoriale». Annuncia subito Cattaneo alla sua prima uscita pubblica e invia subito una frecciata al CdA affermando che alcuni documenti «sono già stati presentati al consiglio ma non approvati». Le sue strategie vincenti sono: lavorare sui programmi, rilanciare lo star system (ma niente cifre record perché «le star si fanno pubblicità sulle nostre reti») ed anche nuovi talenti, potenziare i ricavi con la commercializzazione dei prodotti Rai (giochi di società dai quiz) ma soprattutto serve «la rinascita dell'orgoglio Rai». «Già nel palinsesto Estivo - ha spiegato Cattaneo - l'azienda ha programmato diversi numeri zero da testare per l'autunno. Così come stiamo lavorando sulle modifiche di alcuni programmi che, come nel caso di "Sognando Las Vegas", hanno già dato alcuni risultati», ha aggiunto. E a questo proposito già si parla di una curiosa edizione estiva di «UnoMattina» con Sonia Grey, Maria Teresa Ruta e l'inviato Franco Di Mare e dell'ingaggio definitivo di Panariello per la Lotteria Italia (ma con cachet dimezzato). Per non parlare della striscia informativa anti-«Striscia la notizia» affidata alla coppia Giurato-Costamagna. Il dibattito in Vigilanza è rimandato a martedì prossimo.