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Braccio di ferro sulle pensioni

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Malgrado la disponibilità del Governo a prendere in considerazione possibili modifiche alla delega, il sentiero per arrivare a un accordo appare stretto. I sindacati hanno ripetuto il loro no a tagli a contributi nelle buste paga dei neo assunti e al trasferimento coatto ai fondi di previdenza integrativa del trattamento di fine rapporto. Il Governo specie sul primo punto è apparso disposto a valutare le correzioni proposte dal sindacato che ha lanciato l'idea di detassare una serie di altre voci che pesano sulle buste paga. Ma sulla sua strada ha incontrato Confindustria che ha bollato negativamente la proposta, chiedendo che il testo italiano resti immutato. Lo spazio per introdurre modifiche appare quindi assai stretto. Altrettanto difficile arrivare a ritoccare il capitolo legato alla previdenza integrativa e al tfr. I sindacati chiedono più garanzie a favore dei fondi chiusi e contestano l'obbligatorietà del trasferimento. In più vogliono che la delega tenga conto della riforma Dini chiedendo che non vengano toccati argomenti legati all'innalzamento della età pensionabile. Un'impostazione che Confindustria contesta. Nei giorni scorsi il presidente Antonio D'Amato ha infatti sbarrato la strada all'annullamento della decontribuzione visto che questa scelta consentirà ai più giovani di cumulare una pensione pubblica che andrà assottigliandosi con una privata che dovrà necessariamente essere rafforzata. E in quest'ottica il trasferimento del tfr ai fondi pensione appare a Confindustria come l'unica strada necessaria per garantire le risorse neessare a far decollare la previdenza integrativa. Il ministro Maroni sta in mezzo. E se non vuole arrivare a un nuovo scontro con i sindacati (che su questo tema hanno ritrovato una inedita e fragile unità) non è nemmeno disposto a subire diktat. «Sappiamo che ci sono resistenze da parte dei sindacati ma speriamo che possano essere superate evitando così una nuova stagione di conflitto che non è utile a nessuno». Detto ciò Maroni oggi ripeterà ai sindacati che «fare proposte e essere aperti a discuterle non deve essere confuso con la pretesa di imporre ultimatum nè con quella di subirli. L'obiettivo cui lavoriamo è quello di arrivare a una riforma efficace e quanto più possibile condivisa senza nuovi momenti di conflitto». Ma i sindacati non appaiono disposti a transigere sulle loro condizioni tornando a minacciare «risposte conseguenti» in caso di rifiuti arrivando anche a minacciare uno sciopero unitario.

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