Il pm Natoli insiste: «Ha mentito sui cugini Salvo»
A due giorni di distanza dalle lettura in aula del verdetto, che ha cancellato dieci anni di accuse di collusione con la mafia, il sostituto procuratore Gioacchino Natoli, che ha retto parte dell'accusa nel processo di primo grado al più volte presidente del consiglio (anche quello conclusosi con l'assoluzione ndr), attacca sostenendo che la sentenza non assolve completamente l'imputato. «Una prima lettura della sentenza sembra convalidare la prova che ci sono stati rapporti tra Cosa Nostra ed esponenti politici, tra cui lo stesso Andreotti. È un'assoluzione comunque da interpretare - aggiunge il magistrato - la Corte sembra aver ritenuto che certi rapporti ci sono stati fino alla primavera del 1980 e questa sentenza dimostra la doverosità dell'iniziativa della Procura di Palermo di avviare l'inchiesta su Andreotti. In primo grado - osserva ancora il pubblico ministero - i giudici hanno dovuto fare ricorso alla formula dubitativa per assolverlo, adesso in appello hanno utilizzato la prescrizione». Natoli poi rincara la dose: «Ce ne sono cose strane in quella sentenza, molti episodi sono stati provati, tra cui il fatto che Andreotti ha mentito sui cugini Salvo e che inoltre il senatore ha pure incontrato il boss mafioso di Trapani, Manciaracina». E scende in campo anche l'ex Procuratore di Palermo, Giancarlo Caselli, secondo il quale «non c'è stato mai nessun disegni, nessun teorema, nessun complotto contro Andreotti. C'erano dei fatti da accertare - dice Caselli - e la magistratura di Palermo ha fatto il suo dovere fino in fondo». L'avvocato Giulia Bongiorno però non ci sta. «L'assoluzione con la prescrizione dei reati fino al 1980 è solo un fatto tecnico», ribatte. «Se l'accusa si vuole con questo può farlo, la prescrizione ripeto è solo un fatto tecnico. Se sono soddisfatti così vuol dire che non ricorreranno in cassazione. Non c'è nulla di dubitativo, l'assoluzione di Andreotti è certa. Tanti parlano senza conoscere il processo. Io me ne occupo da dieci anni e lo conosco bene e con cognizione di causa posso dire di essere totalmente soddisfatta da questo verdetto. La dichiarazione di prescrizione - continua il legale - è solo la trasformazione tecnica della sentenza di primo grado, inoltre c'è giurisprudenza costante che dice che quando è maturata la prescrizione questa va dichiarata in via preliminare rispetto all'assoluzione per insufficienza di prova». «È stato un processo lungo e ad alto rischio. Tutte le accuse rivolte al presidente Andreotti - ha aggiunto la Bongiorno - erano generiche ed è stato difficile difendersi dalla genericità. I pentiti - ha detto ancora il legale - dovrebbero essere messi in condizione di parlare soltanto di fatti specifici. Oggi (ieri per chi legge ndr) - conclude l'avvocato - è un giorno di festa. Il presidente Andreotti è felice e sereno come noi difensori. È questo che mi preme sottolineare». La pensa alla stessa maniera anche uno degli altri legali di Andreotti, l'avvocato Gioacchino Sbacchi. «Non si capisce in quale veste parli Natoli - ha commentato Sbacchi - il processo ha ormai superato il primo grado. E poi del processo Natoli sa poco perchè non l'ha portato a termine, lo può conoscere nelle linee generali ma non certo nella portata del suo intero svolgimento». Alla procura di Palermo, oltre a Natoli, nessun altro vuole parlare. Prima di esprimere un giudizio infatti sarà necessario leggere le motivazioni integrali della sentenza d'appello. Lo stesso "per valutare se presentare o meno - ha detto il procuratore generale della Repubblica di Palermo, Salvatore Celesti - il ricorso per Cassazione. Attendiamo - ha concluso il pg - di leggerne le motivazioni".