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Federalismo, ok al testo La Loggia

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Il provvedimento, modificato durante l'esame in commissione e in aula, torna al Senato. La Lega ha votato a favore. L'Ulivo si è astenuto. I voti a favore sono stati 230, i contrari 15 (Prc), gli astenuti 164. Il provvedimento si è reso necessario per attuare la riforma federalista precipitosamente varata negli ultimi giorni della scorsa legislatura dall'allora maggioranza di centrosinistra, e che creava gravi problemi per essere resa operante. Fra gli obiettivi del provvedimento c'è infatti quello di evitare conflitti istituzionali tra lo Stato e le Regioni in materia di legislazione concorrente. Il testo ha raccolto i pareri favorevoli anche dell'Anci e dell'Upi (le organizzazioni dei Comuni e delle Province). Nel votare a favore la Lega ha dichiarato di ritenere che il provvedimento contenga i presupposti per modificare la macchina amministrativa italiana ancora troppo «centralista» e ha chiesto al governo di non tergiversare nel «trasferire le funzioni alle Regioni e che queste siano accompagnate da trasferimenti finanziari congrui». Il ministro La Loggia, nell'esprimere grande soddisfazione per l'approvazione del provvedimento ha definito «un fatto positivo» l'astensione di gran parte dell'opposizione. L'attenzione per quanto riguarda federalismo e devolution, e quindi per la saldezza dell'alleanza con il Carroccio, si sposta ora, a poche settimane dal voto amministrativo, sul capitolo ancora non politicamente chiuso della legge costituzionale di riforma del titolo V della Costituzione, che porta sempre il nome del ministro per gli Affari regionali, messa a punto nelle scorse settimane dal consiglio dei ministri. Non a caso proprio questo argomento ha affrontato ieri mattina La Loggia dopo il «sì» della Camera al provvedimento attuativo, mostrandosi ottimista circa la possibilità, «al di là delle polemiche di questi giorni», di una mediazione sulle questioni poste dalla Lega per l'inserimento di Roma capitale e per la clausola di interesse nazionale nel ddl sul titolo V. «C'è spazio — ha detto il ministro — per ragionare con adeguato approfondimento anche sul ruolo di tante altre aree metropolitane importanti del nostro Paese a partire dalla città di Milano. Per quanto riguarda l'interesse nazionale credo che ci sia spazio — ha sottolineato — per una migliore definizione di questo concetto e anche per una migliore collocazione nel contesto della riforma. Il fatto che oggi si sia approvato il ddl di attuazione alla Camera e che dopo un breve passaggio al Senato diventerà legge dello stato, consente di guardare con più fiducia e con maggiore serenità i mesi che ci separano dalla nuova riforma Costituzionale». Ma che dice la Lega su questo? Ieri La Padania apostrofa La Loggia come «il ministro delle contro riforme», ma in sostanza non sbatte la porta, anzi. Sulle «"trovate" relative a Roma Capitale, all'"interesse nazionale", alla falsa cancellazione delle competenze concorrenti per coprire il passaggio allo Stato di molte competenze», scrive infatti che «devono trovare una composizione compatibile con la riforma federalista. Altrimenti ci si trova di fronte ad una palese violazione del patto elettorale». Ed è il capogruppo della Lega alla Camera Alessandro Cè ad apprezzare sulla riforma del titolo V «la disponibilità degli alleati al confronto, in particolare del ministro La Loggia, ma al tempo stesso — aggiunge — deve essere chiaro che il dialogo è possibile solo se con quel testo si intende andare oltre la devolution. Diversamente, si va avanti con il testo Bossi al quale servono ancora due veloci passaggi parlamentari per diventare legge dello Stato». D. T.

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