«Annunziata non conta, Rai2 resta a Milano»

A difesa del presidente e delle sue scelte, interviene però il consigliere di amministrazione Giorgio Rumi che ribadisce a Bossi che Pera e Casini con «la decisione del 4+1 e del presidente di garanzia hanno voluto assegnare all'Annunziata un ruolo di riguardo che va al di là della mera valenza partitica». Il leader del Carroccio però non ci sta, batte i pugni sul tavolo e ripete che il trasferimento della rete di Antonio Marano non solo «è definitivo» ma è anche inequivocabile. E per ribadire questo concetto afferma che per lui «Lucia Annunziata non conta proprio niente, non a caso le decisioni non le prende lei ma il Consiglio d'amministrazione. Con la sua sortita - aggiunge - dimostra di volersi porre come l'interlocutore politico della Rai, senza capire che noi abbiamo un unico referente, il Cda. La cosa - prosegue Bossi - non mi preoccupa affatto. Il CdA decide a maggioranza e lei vale un voto su cinque, dunque a meno che non voglia finire sotto...». Bossi è convinto che con questa mossa, l'Annunziata voglia ritagliarsi un ruolo, ma «un ruolo che ha capito di non potere avere dopo lo scontro di martedì scorso con Flavio Cattaneo. E la legge parla chiaro - aggiunge - chi si occupa di applicare le delibere è il direttore generale». «La cosa grave - insiste Bossi - è che fino ad oggi siano state concentrate a Roma tutte e tre le reti. Ora noi abbiamo risolto questa degenerazione, l'abbiamo risolta definitivamente: una rete al nord, una al centro, una al sud. È scritto nella delibera». «Quella di Bossi è un'opinione importante ma credo che il sistema studiato per questo CdA sia quello del 4+1 che significa che il presidente di garanzia non può essere schiacciato dagli altri quattro», risponde Rumi a Bossi. «Il presidente della Rai ha un certo peso e un ruolo di riguardo -spiega - se i presidenti delle Camere hanno voluto il sistema del 4+1. Altrimenti sarebbe stato strano che l'Annunziata avesse accettato un incarico sapendo che ogni volta l'avremmo sempre messa in minoranza». Per quanto riguarda poi il caso RaiDue a Milano, Rumi si dice d'accordo con l'opinione espressa dal presidente della Rai sulla necessità che il cervello della Rai rimanga a Roma. «Come avviene in altri Paesi - spiega - A Washington c'è un centro forte e non burocratico e cartaceo». Rumi aggiunge che «esiste un indirizzo, che non è un dogma, per fare una rete al Nord e in linea di massimo condivido questa linea che però non può escludere il Sud. E i tempi e i modi dell'attuazione di questo indirizzo sono tutti da studiare. La Rai - spiega Rumi - non va pensata per sottrazione: togliere una parte e portarla al Nord. Bisogna potenziare anche il Sud ripensando tutto l'insieme - aggiunge Rumi - l'indirizzo federale del Paese comporta che esista anche il Sud». Martedì prossimo la riunione del CdA si occuperà delle deleghe ai consiglieri di amministrazione, del trasferimento di RaiDue a Milano (a viale Mazzini c'è chi dice che il trasferimento totale della rete è impossibile perché costerebbe il triplo) ed è probabile che il direttore generale già porti alcune proposte per la nuova mappa dei corrispondenti esteri. Giovedì la riunione dei direttori dei Tg è saltata, ma pare che ci sia già un accordo di massima fra Cattaneo, Annunziata e i direttori. La moltiplicazione delle sedi (Baghdad, Pechino, Madrid, San Paolo) è vista come una vittoria del presidente, che come risarcimento della chiusura di Belgrado, ha ottenuto anche il potenziamento di Berlino con competenza sui Balcani. Una sede che dovrebbe passare a Piero Badaloni che però potrà spostarsi a Bruxelles solo per il periodo del semestre italiano (e per questo minaccia causa). Per Baghdad dovrebbe essere candidato Ennio Remondino, mentre per Madrid pare che ci sia una lunghissima lista d'attesa.