25 aprile, incidenti e fiamme contro la festa

Ignorato l'appello all'unità del presidente Ciampi, gruppi di estremisti e partecipanti alle manifestazioni durante le celebrazioni del 25 aprile hanno fatto esplodere le divisioni della sinistra, la rabbia antiamericana, riaperto ferite della guerra, hanno dato libero sfogo al vandalismo. La città più «calda» è stata Milano, dove un gruppo di autonomi e di esponenti dei centri sociali ha bruciato un'auto, alcuni bancomat, le bandiere americana e israeliana. Ma la contestazione è esplosa anche in piazza del Duomo, contro il segretario della Cisl, Savino Pezzotta, insultato da una folla di manifestanti di sinistra, che hanno invece applaudito a lungo Sergio Cofferati. Sul palco Pezzotta faticava ad accettare quanto accadeva. Ma, testardamente, «per non dargliela vinta, perché rappresento un'organizzazione con quattro milioni di iscritti», ha portato a termine il suo discorso. E dire che la giornata era iniziata bene. Il corteo aperto dai gonfaloni dei comuni medaglia d'oro della Resistenza e dalle bandiere delle associazioni combattentistiche si era appena messo in moto che, al suo interno, il leader della Cisl si è trovato con Sergio Cofferati. Una vigorosa stretta di mano, un abbraccio tra gli applausi. Ma poco dopo sono cominciate le prime contestazioni. Cori di «Venduto! Venduto!» e «Confindustria! Confindustria!» gli sono stati rivolti contro insieme a raffiche di insulti, mentre era palpabile che le critiche dipendevano dalle posizione della Cisl sull'articolo 18. Ma il finimondo è esploso in piazza Duomo. «Il 25 aprile è una pagina decisiva dell'Italia, che ha messo fine alla tragedia della dittatura fascista» sono state le sue ultime parole, seguite da fischi e urla. Ma la contestazione a Milano non era finita. Di fronte al consolato Usa la bandiera americana e quella di Israele sono state date alle fiamme da due ragazze, con il viso coperto dalla kefiah. Contro il consolato sono stati lanciati anche un grosso petardo e alcuni fumogeni, partiti dal corteo dei centri sociali. Episodi vandalici anche in corso Buenos Aires. La bufera sul 25 aprile è soffiata anche altrove. A Lecco è stato distrutto, subito dopo la deposizione, l'omaggio floreale di fronte alla lapide che ricorda i 16 ufficiali e sottufficiali della Repubblica sociale italiana, fucilati il 28 aprile 1945 al campo sportivo Cantarelli di Lecco. A Roma, quando il corteo è arrivato in Campidoglio, è esploso il putiferio fra un gruppo di giovani ebrei e alcuni manifestanti che sventolavano bandiere palestinesi e gridavano slogan come «Israele sei il primo della lista». Gli esponenti della comunità ebraica hanno abbandonato la manifestazione. A far scoppiare il putiferio a Trieste è stata una gaffe del sindaco di centrodestra, Roberto Dipiazza, durante la manifestazione alla Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio in Italia. Molte, però, anche le celebrazioni pacifiche, come quella del cimitero di Nettuno, dove una corona di fiori in memoria dei militari statunitensi caduti durante la guerra è stata deposta da una delegazione di giovani di FI. Accolta da uno strascico di polemiche anche l'assenza di Silvio Berlusconi alla cerimonia in Quirinale. A tutti ha replicato il portavoce di FI, Sandro Bondi, che ha giustificato l'assenza, dicendo che il ministro Pisanu ha parlato anche a nome del governo e del presidente del Consiglio.