Polemiche sul 25 aprile, malgrado gli appelli Berlusconi: la sinistra italiana «ha sempre difeso e tuttora difende le dittature e i dittatori»
Ma ieri sulla Festa della Liberazione che dovrebbe avere il massimo valore unificante, la polemica politica è arrivata a sfiorare la rissa. Al punto che, nel messaggio agli organizzatori della manifestazione di Milano, Ciampi sottolinea che «la celebrazione dell'anniversario della Liberazione assolve al dovere della memoria e rinnova l'insegnamento dei valori di libertà e democrazia per i quali combatterono gli italiani sconfiggendo l'oppressione e l'intolleranza». Ieri le parti contrapposte non si sono risparmiate i colpi. Lo stesso premier ha rinfacciato alla sinistra italiana di avere troppe cose da farsi perdonare, il fatto che «ha sempre difeso e tuttora difende le dittature e i dittatori», e quindi di usare la Resistenza per cercare di mettere da parte il fatto che ha perso la fiducia della gente. Il leader dei Ds Piero Fassino, ha subito rimproverato al presidente del Consiglio di parlare con «arroganza» e «ignoranza» della lotta antifascista, lotta che ha messo assieme tanti italiani, da quelli di sinistra ai cattolici ai moderati e anche a molti monarchici. Anche la Margherita è in campo, con Rutelli che definisce «incomprensibili» le «polemiche da parte del governo di centrodestra» sul 25 aprile. Dalle «sterili polemiche politiche» ha invitato a restare lontani il presidente di An, Gianfranco Fini. Intervenuto con una nota ufficiale, il vicepremier ha ricordato che An è nata per perseguire «una reale e profonda pacificazione nazionale fra tutti gli italiani», da costruire su di una «memoria storica comune». Per questo, ha affermato Fini, An considera il 25 aprile una data nella quale tutti sono chiamati al «rispetto per la verità». Ma in effetti il «batti e ribatti» di queste ultime ore si è alimentato soprattutto delle dichiarazioni degli esponenti di Forza Italia contro quelle dei rappresentanti delle sinistre. Fra questi, l'on. Lainati ha rilancia la questione cubana già sollevata da Berlusconi, per rispondere a Pierluigi Castagnetti, della Margherita. Castagnetti ha parlato di attacco al 25 aprile e di «bestemmia politica, storica e morale». Lainati ha risposto che Castagnetti dovrebbe preoccuparsi invece del Pdci, legato da un accordo di amicizia con il partito comunista cubano. Anche il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi, che aveva messo sotto accusa il comportamento dei «partigiani rossi» in occasione della strage di Marzabotto, ha replicato con grande durezza all'attacco che gli ha portato L'Unità contestando in una lettera al direttore del quotidiano, Furio Colombo, il diritto di dare lezioni sulla Resistenza a lui, ex comunista e figlio di operai. «Lei - ha scritto fra l'altro Bondi rivolto a Colombo - non può nemmeno immaginare il tormento intellettuale e la sofferenza umana di chi si è impegnato con coerenza e con coraggio, come il sottoscritto, per il rinnovamento del Pci e la sua trasformazione in un moderno partito socialdemocratico di stampo europeo, mentre lei vi è approdato per la ragione opposta: proprio perchè le piace un partito non riformista, bensì un partito radicale, giustizialista ed estremista». Tutti, in qualche modo, sono scesi nell'agone. Il leader dell'Udeur Clemente Mastella, ha difeso una festa che non va «strumentalizzata né ridimensionata», e, con Enrico Boselli presidente dello Sdi, ha respinto respingono l'evidente «falsificazione» di chi riduce la Resistenza ad uno scontro fra il totalitarismo fascista e quello comunista. L'onda della polemica ieri non era quindi in fase calante, malgrado gli appelli a non litigare, e malgrado si fosse alla vigilia delle cerimonie prima fra tutte cerimonia al Quirinale voluta dal Capo dello Stato come momento solenne di unità. Una cerimonia che registrerà l'assenza annunciata di Berlusconi (che pure ha detto di apprezzare l'iniziativa), e la presenza di esponenti dell'opposizione (fra gli altri l'ex capo del governo e presidente dei Ds, Massimo D'Alema). In mezzo alle polemiche va segnalata