IL SOTTOSEGRETARIO VIETTI
Il sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti (Udc), sintetizza con questa battuta lo stato dell'arte del progetto di legge sull'immunità parlamentare allo studio della Cdl. «La materia è molto delicata e ha bisogno di una riflessione particolarmente attenta». Quanto alla bocciatura da parte della Cassazione del maxiemendamento del Governo sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, Vietti afferma che «questo è solo uno slogan perché la riforma non prevede alcun vertice» e sottolinea di dubitare della «legittimazione» della Corte a intervenire su un Ddl: «A pronunciarsi non è stata la Cassazione ma il Gruppo consultivo, che è l'equivalente dei Consigli giudiziari dei distretti di Corte d'appello, e che non mi pare abbia mai dato pareri. Con tutto il rispetto per ogni contributo alla riflessione, mi chiedo a che titolo possa interloquire su un Ddl un organo che ha solo funzioni organizzative» tiene a precisare Vietti. Che aggiunge: «C'è poi un discorso di opportunità: e qui sono d'accordo con Luigi Berlinguer quando dice che questa iniziativa si inserisce in un momento delicato perché il Csm sta elaborando il suo parere, cercando una posizione comune. Tra l'altro, già c'è stato il parere dell'Anm, compresa la sezione della Cassazione». Ad infiammare il dibattito sulla giustizia ci ha pensato anche il deputato Verde Paolo Cento, vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera, che ha visitato ieri mattina il carcere romano di Rebibbia dove ha incontrato tra gli altri anche i detenuti dell'associazione Papillon. «Quattro mesi fa, in occasione delle festività di Natale -dice Cento- c'era nelle carceri italiane una processione di parlamentari che andavano a parlare di indulto. Ora, a Pasqua, è calato il silenzio sulle condizioni dei detenuti e degli operatori penitenziari e l'ipocrisia ha preso il posto dell'atto di clemenza da tutti annunciato». «I Verdi tornano oggi in un carcere per rilanciare la necessità di un atto di clemenza e chiedere al Parlamento di tornare a discutere seriamente sull'indulto. C'è il rischio in realtà - aggiunge il deputato dei Verdi - che la situazione nelle carceri peggiori: la proposta del vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini di inasprire le sanzioni penali contro i tossicodipendenti rischia di far esplodere il sovraffollamento nelle carceri. Attualmente già il 30% dei detenuti italiani è tossicodipendente mentre sono diminuite le spese per la sanità penitenziaria e per i progetti di recupero». «Il proibizionismo sulle droghe - conclude Cento - rappresenta una ulteriore condizione di inasprimento della vita nelle carceri e di peggioramento della salute dei tossicodipendenti».