«Previti è vittima di una persecuzione»
Poteva dedicare all'udienza solo un quarto d'ora di tempo, e sarebbe giunto comunque in ritardo al Consiglio dei ministri, convocato a Roma per le 10. Per cui, quando il presidente del Tribunale ha constatato che mancavano gli avvocati di due imputati e ha sospeso l'udienza in attesa che fossero nominati i difensori d'ufficio, l'avvocato Pecorella ha dovuto comunicare l'indisponibilità del presidente del Consiglio a fare la preannunciata "dichiarazione spontanea", rimandandola alla prossima udienza. All'uscita dall'aula però il premier è letteralmente assediato dai giornalisti, e la sua stessa scorta vacilla sotto la pressione di taccuini, microfoni e telecamere. Presidente, che cosa doveva dire al tribunale? La prima risposta è interlocutoria: «Avremo modo di ritornare...». Ma di fronte ad altre domande espone il suo pensiero: una volta entrato in politica aveva deciso di disinteressarsi dei processi «che mi sono stati scatenati contro», lasciandone la responsabilità ai suoi avvocati. Ma questo, dice, è «un processo inverosimile e paradossale». In sostanza il premier si ritiene vittima: lo si processa, quando invece «dovrebbe essere riconosciuto al cittadino Berlusconi il merito di avere evitato una spoliazione del patrimonio dello Stato». E poco dopo aggiunge: «Ho sempre detto che da questo processo mi aspettavo una medaglia d'oro al valor civile per aver fatto guadagnare allo Stato 2000 miliardi; sapete bene che la Sme è stata venduta, successivamente, a cinque volte il prezzo che era stato offerto dalla Buitoni». Ma cosa avrebbe detto al Tribunale?. E lui risponde che ultimamente gli avvocati Ghedini e Pecorella hanno insistito molto per un suo intervento al processo. «Allora - aggiunge - dato che si tratta di una vicenda importante per la storia del nostro Paese, ho ritenuto di fare un'eccezione», sia «per esercitare il diritto a difendermi», che «per far conoscere questa vicenda alla generalità dei cittadini». Berlusconi vuole «chiarire la situazione». Le sue ragioni vorrebbe illustrarle «la prossima volta di fronte al tribunale e anche di fronte alla procura, in modo che essi abbiano la possibilità di reagire a queste mie affermazioni». Quali affermazioni? «Tra le tante, il fatto che testimoni importanti come per esempio i giudici che hanno giudicato il primo, il secondo e il terzo grado del processo Iri-Buitoni non siano stati ascoltati. Questo mi sembra francamente strano e addirittura paradossale». Berlusconi chiede di sapere anche come mai siano state sempre respinte le richieste in questo senso della difesa. Ma ci sono altri «due fatti ultimi» che, oltre al resto, hanno colpito il presidente del Consiglio: «Il fatto che avessi chiesto al Tribunale di venirmi a sentire nella sede istituzionale, come già fatto da altri Tribunali, e la cortesia mi è stata negata. Così come sono state negate tutte le altre richieste della difesa». «Questi impedimenti - dice Berlusconi - non sono stati ritenuti validi dal Tribunale, che ha nominato un difensore d'ufficio a cui, in un processo che vede 300 faldoni come documenti processuali, è stato dato un tempo di 15 minuti». «Di fronte a due situazioni come queste - commenta Berlusconi - ho vinto ogni mia perplessità e ho deciso, anche in vista della prossima responsabilità europea, di utilizzare i mesi da qui al primo di luglio, per partecipare al processo. Ho deciso cioè di mettere d'accordo i miei impegni istituzionali e le udienze. Oggi avevo solo un quarto d'ora...». Berlusconi entra nel merito del processo: «Io non avevo alcun interesse all' acquisizione della Sme. Il povero Barilla è morto, poi c'è stata l'estromissione dal processo, per non aver commesso il fatto, di Ferrero e addirittura di Ronchi, delle cooperative, che sono stati coloro che hanno dato vita alla Società «Industrie Alimentari Riunite»