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di STEFANIA MORDEGLIA IL LAZIO risponde all'appello dell'Unione europea.

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Ma l'Italia si è già mobilitata anche per assistere direttamente in Iraq le vittime della guerra. Nella riunione della task force interministeriale di ieri alla Farnesina è stato deciso che il primo intervento tricolore in Iraq sarà un ospedale da campo con cento posti letto e 72 unità di personale medico e paramedico. Il sottosegretario alla Difesa, Filippo Berselli, allo scopo di far svolgere in Italia la riabilitazione dei bambini iracheni disabili, ha già contattato alcune strutture ospedaliere, fra cui l'Inail e gli istituti «Rizzoli» di Bologna, in particolare il centro di eccellenza di Vigorso di Budrio. Anche l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Vincenzo Saraceni, e le strutture sanitarie romane hanno immediatamente dato la loro disponibilità a schierarsi in prima linea per far fronte all'emergenza. Delle prospettive dell'intervento umanitario nel Lazio abbiamo parlato con il presidente dell'ospedale «Bambin Gesù» di Roma, Francesco Silvano. Professore, che cosa farà in concreto il «Bambin Gesù» per aiutare i piccoli iracheni? «Siamo sempre stati disponibili ad aiutare chi ha bisogno, anche se non sono ancora al corrente del piano di intervento della Regione. Nel nostro policlinico pediatrico sono in cura bambini provenienti dall'Africa, dall'Asia, dall'Est europeo, dall'America centrale. La nostra vocazione è quella di aiutare chi sta vivendo situazioni difficili, soprattutto in Paesi privi di strutture ospedaliere adeguate per far fronte a determinate patologie». Quali sono le vostre specializzazioni? «Al "Bambin Gesù" esistono tutte le specializzazioni: dall'oculistica alla chirurgia plastica, per i bambini deformati a causa dello scoppio di ordigni. I pazienti che abbiamo oggi sono ricoverati per i motivi più disparati: per curare la sordità, la malaria, la tubercolosi, per patologie metaboliche, oncologiche, per la leucemia, per la neuro-riabilitazione, ma soprattutto per gravi problemi cardiaci». Quanti bambini può ospitare l'ospedale? «I posti letto sono 800, con una media di circa 650 ricoverati. In un anno le degenze sono 32 mila e 75 mila le giornate di day-hospital». Chi paga le cure dei bambini stranieri poveri? «Chiediamo alle associazioni caritative di occuparsi del trasporto e dell'alloggio dei familiari, mentre le spese mediche sono a carico nostro, grazie ai contributi delle donazioni raccolte dall'"Associazione degli amici del Bambin Gesù"». Quali altri ospedali pediatrici in Italia possono ospitare i piccoli iracheni? «Il "Gaslini" di Genova, il "Meyer" di Firenze, il "Salemi" di Ancona, il "Regina Margherita" di Torino, il "Burlo Garofolo" di Trieste. Oltre al "Bambin Gesù", a Roma esistono reparti di pediatria all'"Umberto I", al "San Camillo", al "San Giovanni-Addolorata". Per curare il piccolo Alì, adesso ricoverato in Kuwait, l'ospedale più adatto è l'istituto "Rizzoli" di Bologna", che è il centro di ortopedia con più esperienza in Italia».

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