Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di GIANNI DI CAPUA È GIÀ un giorno storico quello appena vissuto all'ombra dell'Acropoli ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Un continente a lungo diviso - anche nel recentissimo passato, sulla crisi irachena - ha compiuto uno straordinario passo simbolico e concreto verso l'unità mostrando, come ha detto il premier greco e presidente di turno dell'Ue Costas Simitis prima di apporre la sua firma ai trattati, che «la Storia non si ferma». Hanno imboccato l'ultimo tratto di strada verso l'Ue Cipro (anche se solo la Repubblica di Cipro, greco-cipriota), Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia. L'adesione dev'essere ora ratificata da tutti i parlamenti dei 25 stati membri, un processo già iniziato nei nuovi attraverso referendum. La giornata dei leader europei era iniziata con un incontro sul futuro delle istituzioni europee, alla presenza del presidente della Convenzione Valery Giscard d'Estaing, un appuntamento fondamentale in vista dei necessari cambiamenti che dovranno rendere gestibile l'Unione a 25. In queste discussioni, come in tutti i momenti di questa due giorni ateniese, ha fatto ovviamente irruzione l'Iraq: nella «Dichiarazione di Atene» adottata dai 15 si parla di «responsabilità globale» che l'Ue si deve assumere, nonchè di «sostegno alla prevenzione dei conflitti». Ad Atene c'è anche il segretario dell'Onu Kofi Annan, che ha esplorato con molti leader europei le possibili strategie per il dopoguerra in Iraq e riunire la comunità internazionale frammentata dalla crisi. L'Ue potrebbe produrre ora un documento sul dopoguerra in cui, anticipano fonti della presidenza greca, potrebbero esserci riferimenti al ruolo dell'Onu e alla cooperazione transatlantica nella ricostruzione dell'Iraq. Questo documento nascerebbe da un'intesa raggiunta dai paesi Ue che siedono nel Consiglio di sicurezza dell'Onu, che nelle ultime settimane si sono aspramente divisi sull'Iraq: Gb e Spagna da una parte, Francia e Germania dall'altra. I 25, tuttavia, si sono trovati nella Stoà di Attalo, un lungo edificio del II secolo a.C., un luogo di incontro e commerci voluto da Attalo re di Pergamo, ricostruito con stanziamenti americani negli anni Cinquanta. All'interno, una scenografia sobria, con una riproduzione dell'antico affresco di Santorini, la «rondine di primavera» che è il simbolo della presidenza greca dell'Ue. A causa dello spazio insufficiente, ogni paese è stato rappresentato da una delegazione di cinque persone, compreso il capo di stato o di governo, con la sola eccezione della Francia che ha portato sei persone a causa della sua particolare forma di governo. Ogni leader ha pronunciato un discorso di tre minuti. Durante la solenne cerimonia aperta dal premier greco Costas Simitis, in qualità di presidente di turno dell'Ue, tutti gli intervenuti hanno parlato di «momento storico» e delle grandi possibilità che questo allargamento presenta per l'Europa, proprio nel momento della «stretta» sulla riforma delle istituzioni. Il presidente della Commissione europea Romano Prodi ha detto che «è stato raggiunto il più grande traguardo del mandato della Commissione» e ha affermato che ora si lavora intensamente per includere i paesi europei che entreranno in futuro. Ma anche per «la cooperazione con i paesi vicini, dal Marocco alla Russia, perché l'Europa è una zona di pace che rifiuta anche l'ipotesi della guerra tra culture». La nuova Europa dovrà impegnarsi per «riformare le istituzioni internazionali, rivedere la Nato e riorganizzare l'Onu», ha detto invece il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Dai blog