Tre gli scenari previsti. Possibile l'invio a Baghdad di un rappresentante europeo
Il futuro postbellico dell'Iraq sarà affrontato oggi in Lussemburgo dal Consiglio degli Affari generali Dopo-Saddam, Ue e Onu in azione
Con la vistosa assenza del ministro britannico Jack Straw - impegnato in una visita negli Stati del Golfo - il Consiglio sarà dominato dai diversi aspetti delle prospettive in Iraq delle Nazioni Unite e dell'Ue. Nessuna conclusione è prevista, ma è chiaro che, dopo gli strappi delle ultime settimane, la speranza è quella di fissare dei minimi denominatori a partire dai quali costruire iniziative congiunte. «Qualsiasi cosa intendano dire gli americani quando fanno riferimento al ruolo "vitale" dell'Onu, è chiaro che ciò non dovrà essere in contrasto con gli obiettivi della comunità internazionale, in particolare dei membri del Consiglio di sicurezza» affermano fonti comunitarie. Tre schemi per l'Onu — «Quando si parla della presenza dell'Onu a Baghdad si usano molti aggettivi - oltre a vitale anche centrale o importante - e infatti non c'è un unico modello per l'inserimento delle Nazioni Unite in uno scenario quale quello iracheno» precisano le fonti, ricordando che tre sono i modelli applicabili sulla base dei recenti interventi dell'Onu nella pacificazione di Paesi coinvolti in conflitti militari. La campagna militare in Kosovo avvenne, per esempio, senza una risoluzione dell'Onu, anche se ce ne fu una successivamente sulla sicurezza internazionale e l'istituzione dell'amministrazione civile. Il secondo «modello» è quello di Timor Est, per il quale il Consiglio di sicurezza approvò una risoluzione che prevedeva l'impiego di una forza multilaterale per ristabilire la pace e creare un'amministrazione transitoria. In Afghanistan, infine, l'Onu ebbe di certo un ruolo centrale, ma esso fu strutturato in tappe diverse, a seguito della conferenza di Bonn. Atene — In Lussemburgo i ministri rifletteranno anche su altri punti, per esempio sul possibile invio a Baghdad di un rappresentante europeo. Il Consiglio non potrà comunque dare risposte molto precise a tali quesiti, visto che il delicato dossier Iraq sarà ripreso due giorni dopo ad Atene nei colloqui fra l'Ue e il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan. Oltre all'Iraq, gli altri temi in agenda del Consiglio riguardano il Medio Oriente, la Corea del Nord, i Balcani e una richiesta dell'Italia per una deroga parziale dell'embargo imposto anni fa alla Libia per l'acquisto di alcune attrezzature tecnologiche, in modo che Tripoli possa avere la disponibilità di forniture utili nella lotta contro l'immigrazione clandestina. I rifugiati — L'Italia è pronta ad aiutare i profughi iracheni direttamente nel Paese mediorentale e nei Paesi confinanti. E anche ad accogliere eventuali arrivi nel nostro Paese. Ad assicurarlo è il ministro per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, che lancia l'idea di una direttiva Ue per i richiedenti asilo politico. «La guerra americana e britannica - afferma Buttiglione - ha provocato poche vittime e danni limitati. Anche per questo non ci sono stati molti profughi». L'Italia, comunque, per far fronte a un'eventuale ondata di arrivi, ha recepito la direttiva europea 55/2001 per la protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e per la suddivisione degli oneri tra gli Stati membri interessati. Il Parlamento italiano ha quindi approvato, nella seduta della Camera del 4 aprile, una mozione e una risoluzione proposte dalla maggioranza, che impegnano il nostro Paese a fornire aiuti umanitari ai civili direttamente in Iraq e nei Paesi confinanti (i primi aiuti italiani sono già partiti). Ma l'accoglienza dei rifugiati nel nostro Paese è un problema aperto, anche perché siamo gli unici nell'Ue a non avere una legge organica a regolamento della materia.