di FABRIZIO DELL'OREFICE «L'ITALIA è pronta ad inviare un contigente di pace in Iraq ...
Partiranno i carabinieri? Spiega il sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli: «Non solo carabinieri in funzione di polizia militare ma anche reparti specializzati dell'Aeronautica e del genio per ricostruire aeroporti e linee ferroviarie». Due fasi. Berlusconi immagina un dopo Saddam in due fasi per la ricostruzione. «Credo - dice il presidente del Consiglio - che ci sarà una fase temporale in cui dovranno essere terminate le operazioni di guerra. E ci sarà una prima amministrazione da parte delle autorità alleate. In un secondo tempo però avremo l'intervento della comunità internazionale, che i leader di Usa e Gran Bretagna hanno già dichiarato di considerare vitale per la ricostruzione dell'Iraq». Task force. Alla Farnesina è tutto pronto per la ricostruzione. È stata costituita una task force coordinata dall'ambasciatore Badini e suddivisa in quattro sottogruppi: umanitario, stabilizzazione, riabilitazione e ricostruzione. Presto verranno inviati alcuni delegati della task force in Iraq, mentre è stato stanziato un primo finanziamento: 80 milioni di euro, 20 provenienti dagli Esteri e 60 dalla Presidenza del Consiglio. Imprese. Si è fatta avanti la Impregilo (grandi opere). Ma anche la Lloyd Triestino (settore navale) per rifare i porti, Fiat Avio e Agip per la gestione dei pozzi di petrolio. Ricucitura. «Cercheremo una ricucitura in Europa nel corso del semestre italiano» afferma Berlusconi, che aggiunge: «Ho avuto una continuità di rapporti con tutti. Per quanto riguarda la nostra amica Francia ho detto solo una volta in Parlamento che ha commesso un errore nel minacciare il veto all'Onu». «L'Onu non dovrebbe avere solo un ruolo nella fase degli aiuti umanitari ma anche nella ricostruzione, promuovendo una Conferenza internazionale», è l'auspicio di Dario Rivolta (Forza Italia). Poca allegria. Berlusconi si dice anche «dispiaciuto per la "poca allegria" per la fine della guerra della sinistra, che sperava in un altro Vietnam». Con gli Usa. «Il nostro filoamericanismo ha avuto ragione», sostiene il premier. E poi una nuova stilettata: «L'Italia continua a fare parte della coalizione antiterrorismo creatasi dopo l'11 settembre, sarebbe vile non esserci». Tassa di guerra. Infine il capo del governo non esclude una tassa per la guerra: «Non ne ho ancora parlato con Tremonti e Martino».