Burocratese duro a morire anche col nuovo look
Queste le parole d'ordine che dovrebbero segnare il processo di trasformazione della pubblica amministrazione. Anche se le riforme non hanno ancora fatto centro in tutto, il mastodontico apparato statale dovrebbe diventare sempre più agile e funzionale. Questo è quanto si deduce dalla Relazione al Parlamento sullo stato della pubblica amministrazione, presentata dal dipartimento della Funzione pubblica. Inconsueto l'arco temporale preso in considerazione dalla Relazione: pur essendo riferita al biennio 2000-2001, è stata dilatata, arrivando a comprendere le vicende dell'autunno 2002. Come spiega nell'introduzione il ministro della Funzione pubblica, Luigi Mazzella, la Relazione, «che riassume un periodo di circa 34 mesi, a cavallo di due legislature, è in grado di rilevare continuità e discontinuità fra le linee di azione dei governi precedenti e di quello in carica». «Il processo di redistribuzione di poteri e funzioni tra Stato, Regioni ed Enti locali - spiega Mazzella - ha determinato anche una mutazione di ruolo del dipartimento della Funzione pubblica», che negli ultimi anni è stata teatro di importanti novità nel settore delle risorse umane: dalla contrattazione collettiva nazionale alla riforma della dirigenza statale, dalle misure per favorire la mobilità e per contenere la spesa per i dipendenti all'introduzione di nuove forme contrattuali flessibili. Ma l'elemento più innovativo per il cittadino è senza dubbio il passaggio dalla forma di comunicazione tradizionale all'introduzione delle nuove tecnologie, come i servizi in rete. Invece che fare interminabili code agli sportelli o stare per ore al telefono prima di riuscire a parlare con un impiegato ministeriale o degli enti locali, oggi è possibile trovare su internet le informazioni che ci servono e, in alcuni casi, anche richiedere documenti. A segnare il cambiamento è stata, dopo cinque faticosi anni, la legge che disciplina le attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni. Ai tradizionali strumenti (pubblicità, affissioni, manifestazioni) si è aggiunto il canale informatico che, all'interno della pubblica amministrazione, ha portato alla nascita di una nuova figura: il gestore delle reti civiche e del sito web. «L'uso di internet, della posta elettronica e di tutti gli strumenti di comunicazione in tempo reale - si legge nella Relazione - rendono possibile una comunicazione personalizzata che soddisfi le esigenze di un pubblico sempre più differenziato e cosciente dei propri diritti». In linea con l'intento di raggiungere maggior trasparenza, gli uffici pubblici sono diventati uno dei soggetti principali nel processo di cambiamento nei rapporti fra amministrazione e cittadino. Anche se non sempre ancora ci riescono, i cosiddetti Urp (Uffici relazioni con il pubblico) dovrebbero rispondere alle esigenze degli utenti e promuovere l'immagine dell'ente, nell'ottica della semplificazione e dell'innovazione. Un altro capitolo importantissimo è quello del linguaggio della pubblica amministrazione. Già Frattini, da ministro della Funzione pubblica, aveva riposto grandi energie in questo campo, pubblicando una sorta di manuale per rendere comprensibile il burocratese. Purtroppo il campo resta ancora minato. Facciamo solo un esempio: in un documento sulla raccolta differenziata l'ingegnere capo del settore Ambiente di un piccolo Comune del Savonese scrive: «depositare le competenze» invece di «buttare la spazzatura». L'inadeguatezza dei risultati raggiunti in questo settore è evidenziata da una ricerca commissionata dal dipartimento della Funzione pubblica: gli stessi dipendenti (57,7%) giudicano il linguaggio usato poco comprensibile, così come il 44,8% degli imprenditori e il 71,5% di professionisti, commercianti e artigiani.