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Mosca non vuole contrasti con Washington

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garantire all'Onu (e a se stessa) un ruolo nell'Iraq del futuro. Messe in secondo piano le proteste contro la guerra, sono questi ormai gli obiettivi della Russia, emersi con chiarezza nel giro di consultazioni avuto dal ministro degli esteri Igor Ivanov: a Bruxelles con il segretario di Stato americano Colin Powell e poi a Parigi con i due colleghi del fronte anti-interventista, il tedesco Joschka Fischer e il francese Dominique de Villepin. Incontri cui ha fatto eco da Mosca un ammorbidimento di toni da parte del presidente russo Vladimir Putin, il quale - senza rinnegare le sue critiche all'azione militare anglo-americana nel Golfo - ha voluto precisare per la prima volta in modo esplicito un paio di cose: la prima è che «la Russia non è interessata a una sconfitta degli Usa, per ragioni sia politiche sia economiche» (e non si sente «nè amica nè sorella di Saddam Hussein», come ha puntualizzato seccamente il ministro della difesa Serghiei Ivanov); la seconda è che il dialogo russo-americano è destinato a proseguire per ragioni di «mutuo interesse», poichè «il programma di cooperazione bilaterale è uno dei più forti del mondo».

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