Sinistra spaccata sul cessate il fuoco
La riunione è stata rinviata a questa mattina nella speranza che i capigruppo dei partiti della minoranza trovino, come frutto del fitto lavorìo subito cominciato, un accordo. Fino a ieri sera, però le posizioni erano molto distanti. «Si tratta di aggiornare il primo testo della mozione dell'Ulivo e credo che lo faremo unitariamente. Sono fiducioso che ci riusciremo», ha spiegato Pierluigi Castagnetti della Margherita. «Noi siamo fermi alla mozione dell'Ulivo già presentata - ha detto Pino Pisicchio dell'Udeur - vedremo che contenuti avrà l'aggiornamento di domani (cioè oggi, n.d.r.), ma noi stiamo a quel testo in cui si parla di aiuti umanitari». Ugo Intini dello Sdi pone la condizione di sapere se Verdi e Pdci voteranno o meno la mozione del Prc, anche in presenza della mozione unitaria dell'Ulivo. «Vogliamo sapere come si comporteranno sulla mozione di Prc. Perché se ci affatichiamo su un compromesso senza sapere se ci divideremo comunque, allora è inutile affaticarsi», ha sottolineato. Marco Rizzo del Pdci replica subito: «Noi ancora ci stiamo occupando del merito. Noi prima vorremo sapere cosa fa l'Ulivo». E il verde Alfonso Pecoraro Scanio ribadisce: «O si trova un accordo sul cessate il fuoco oppure noi presentiamo la nostra mozione». Nel corso del vertice di ieri pomeriggio, Piero Fassino e Francesco Rutelli hanno presentato agli alleati le proposte di modifica al testo depositato dall'Ulivo la scorsa settimana, accogliendo parzialmente le richieste di Correntone, Verdi e Pdci: si prevede una richiesta di «cessate il fuoco» finalizzata agli aiuti umanitari immediati. Su questo testo ci sono consistenti riserve da parte di Udeur e Sdi. Il capogruppo Sdi Ugo Intini, ha infatti diffidato gli alleati dal presentare le modifiche ai gruppi come se fossero state sottoscritte anche appunto dai socialisti. In particolare, prima di dare una valutazione sul contenuto, lo Sdi chiede la garanzia esplicita che, in caso di intesa, Verdi, Comunisti Italiani e sinistra Ds non votino anche la mozione del Prc che chiede lo stop alle armi «tout court», come avvenuto nelle precedenti votazioni. Poco incline a un compromesso appare però il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio: «Se non si trova un accordo sul cessate il fuoco, presentiamo e votiamo una nostra mozione. Per alcuni anche solo chiederlo è un'offesa a Usa e Gran Bretagna: ma allora perché hanno votato contro la guerra? Non ci stiamo a ridiscuterne ancora. Ci hanno chiesto un aggiornamento. Vedremo se riusciranno a farli ragionare». Intanto, mentre ieri a Roma si è tenuta, salvo un momento in cui fazioni diverse di «pacifisti» sono state sul punto di venire alle mani, la manifestazione nazionale per la pace indetta dai Cobas, il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu riferendo al question time alla Camera sui dettagli delle manifestazioni di protesta organizzate in questi giorni contro la guerra in Iraq, ha definito «del tutto inaccettabile che, proprio in nome della pace, si pratichi la violenza come forma di lotta politica». E ha sottolineato «il rischio che la degenerazione delle manifestazioni pacifiste in guerriglia urbana possa aprire la strada all'aggregazione dei gruppi eversivi e a forme ancor più gravi ed estese di violenza politica». Di qui l'appello del ministro «a tutti i manifestanti pacifici perché continuino a collaborare con le forze di polizia onde evitare ogni inquinamento delle loro manifestazioni e isolare i provocatori e i violenti di ogni risma».