IMPRESE E RICOSTRUZIONE

Che impressione ha avuto del Paese? «Devo dire che da quando sono arrivato la prima volta, sei anni fa, molte cose sono cambiate e anche visivamente. Tanto per farle un esempio, le auto erano tutte sfasciate, coi pezzi legati con il fil di ferro. Oggi non girano certo macchine di lusso ma il Paese in generale sta meglio». E la sua azienda di cosa si occupava? «Si occupa, direi. Siamo ancora a Baghdad, anche se non fisicamente. E spero di tornarci presto. Prima del conflitto avevamo anche ottenuto l'autorizzazione ad aprire un ufficio. Il nostro lavoro è quello di fornire apparecchiature per le centrali elettriche». Che Paese ha lasciato l'ultima volta che vi è stato? «Come ho detto molto è cambiato, era cresciuto tanto. Anche perchè può ancora crescere tanto, tantissimo» E ora? Che effetto le fa vedere i bombardamenti? «Guardi, l'immagine più brutta in assoluto sono i bambini che soffrono. Ne ho visti tanti durante l'embargo e i loro volti, i loro occhi facevano davvero male. Non nascondo che anche questa sia stata una grande motivazione per lavorare in Iraq». Secondo lei gli iracheni sono ancora con Saddam? «Posso rispoderle sino a quando ci sono andato l'ultima volta sei mesi fa. Ebbene, l'impressione che ho avuto è di un'opinione molto contrastata. C'è chi si sente oppresso e chi ricorda che la scuola è davvero gratis per tutti. Di certo la libertà non è la priorità del Paese». F.d.O