Il governo D'Alema ignorò il dramma dei profughi del Kosovo

Mentre in questa crisi internazionale il Parlamento ha avviato un dibattito sulla situazione dei profughi, nel 1999 al termine della crisi nel Kosovo il centrosinistra li aveva dimenticati. Il 19 maggio del 1999, quando la Camera dovette votare le mozioni parlamentari sulle comunicazioni del Governo in merito alla crisi del Kosovo, il Governo D'Alema cercò in qualche modo di uscire politicamente dalla guerra del Kosovo. Per farlo fu costretto ad inventarsi qualche «acrobazia verbale» come scrissero i giornali all'indomani. La mozione votata quel giorno dalla maggioranza suscitò soddisfazione nel centrosinistra e anche del Prc che vi lesse l'invito a sospendere i bombardamenti della Nato per riaprire la strada all'Onu. In questo modo il governo superò lo scoglio di un confronto che rischiava di far registrare piena sintonia con l'opposizione e qualche dissenso con la maggioranza. Non tutto fu chiarito fra D'Alema e la coalizione, come sottolineò Francesco Cossiga con l'ironica espressione «governo delle convergenze divergenti», in cui cioè convivevano senza chiarezza posizioni filo ed anti-atlantiche. In quella circostanza D'Alema dimenticò nella sua mozione un chiaro riferimento ai profughi. I Verdi avevano sollevato il problema ma si adattarono a votare il testo della maggioranza senza riferimenti ai profughi. L'unico che lo aveva ricordato era stato il futuro ministro degli Italiani all'estero Mirko Tremaglia. Il documento Tremaglia impegnava il governo a proporre, nel momento dell'approvazione del documento del G8 da parte del Consiglio di sicurezza e in accordo con i partners europei, una sospensione dei bombardamenti con una condizione assoluta: che Milosevic desse seguito a quelle deliberazioni dell'Onu nell'immediato, con il ritiro delle sue forze armate dal Kosovo, accettando l'ingresso di una forza di interposizione militare e con il ritorno dei profughi nella loro terra. D'Alema chiese di ritirare questa mozione nella quale era contenuto l'unico riferimento ai profughi e di trasformarla in raccomandazione. All'indomani nessuno notò l'assenza del riferimento ai profughi, eccezion fatta per lo storico Giorgio Rumi. Avvenire lo intervistò e lo studioso lanciò un duro attacco a D'Alema: «La debolezza più manifesta, la carenza più vistosa della mozione passata alla Camera è relativa ai profughi kosovari. Non una riga, non una parola. Problema dimenticato, rimosso. Invece sarebbe stato necessario farne menzione». Rumi concluse: «Sarebbe stato opportuno che il testo della maggioranza (di centrosinistra, nda) spendesse qualche parola per il dramma di centinaia di migliaia di persone».