Federalismo fiscale un passo avanti

A Ravello nasce il «manifesto» delle Regioni sul federalismo fiscale, che mette d'accordo Nord e Sud almeno sulle linee generali del futuro sistema impositivo, da indicare all'apposita Alta commissione: il «giusto equilibrio tra autonomia, efficienza e solidarietà» è la formula di mediazione che permette la quadratura del cerchio tra le posizioni di partenza, molto distanti tra loro. Alla fine sono tutti soddisfatti, o quasi. Enzo Ghigo, presidente della Conferenza dei governatori, loda il «senso di responsabilità» delle Regioni, che ha permesso l'intesa su un tema così delicato. Sulla stessa linea il padrone di casa, Antonio Bassolino, che apprezza in modo particolare il preambolo del documento finale, dove sono richiamati i principi di «uguaglianza, solidarietà e progressività dell'imposizione fiscale». «Un passo avanti - dice il governatore campano - verso un federalismo giusto e unitario, l'esatto contrario della devolution egoistica». Fuori del coro resta Francesco Storace, governatore del Lazio: vota il documento insieme agli altri, ma a suo avviso quelle di Ravello sono solo «linee generiche», che non toccano la questione centrale dell'entità delle risorse. Storace mette sotto accusa lo stato complessivo del confronto tra Governo e Regioni: «È tutto il federalismo ad arrancare. Basta leggere la delega fiscale per capire quali sono i problemi». Sulla riforma Tremonti, comunque, le perplessità dei governatori sono unanimi: infatti il documento di Ravello chiede che il nuovo sistema tributario dello Stato nasca in parallelo con il federalismo fiscale. A Ravello emerge intanto il valore politico di un'intesa che - sintetizza Bassolino - «consolida l'unità tra le Regioni». Come avvenuto a Fiuggi per l'intesa sul Fondo sanitario 2003 i governatori hanno preferito fare fronte comune piuttosto che amplificare gli elementi di divisione. Punti centrali dell'accordo sono la perequazione tra le differenti capacità fiscali dei territori, poste all'interno di un «riequilibrio economico-finanziario», che però richiede «esercizio virtuoso» della capacità tributaria locale. Insomma, solidarietà ed efficienza: in proposito, il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, ricorda che «il livello di perequazione andrà diminuendo nel tempo». Al governo vengono poi rivolte richieste precise con scadenze altrettanto nette: riconvocare subito il gruppo di lavoro per la definizione delle aliquote di compartecipazione regionali per il 2002 e il 2003; provvedere al riparto del fondo perequativo entro aprile; prima del 30 novembre determinare le aliquote definitive, tenuto conto dei dati consuntivi di gettito del 2002. Infine la richiesta che tutti i presidenti considerano prioritaria: la creazione del Senato delle Regioni per «assicurare la rappresentanza politica» dei governi locali «nell'esercizio della funzione legislativa statale».