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Le sinistre litigano sulla sorte di Saddam

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Cofferati e Bertinotti per lo stop alla guerra e basta, Fassino e Castagnetti pensano anche al dopo

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Tutti sono per la fine della guerra, ma si scontrano sul che fare con Saddam. Da una parte Correntone, cofferati e Rifondazione sono per lo stop subito al conflitto e poi si dia spazio alla politica; anche per Margherita e Fassino le armi devono tacere ma bisogna capire che cosa fare con il sanguinario dittatore di Baghdad e con i suoi. A confermare le diversità delle posizioni, che si erano manifestate già venerdì sera dopo l'intervento del leader della Quercia all'assemblea di Aprile, sono venuti gli interventi svolti dai maggiorenti della sinistra nella giornata di ieri. La diversità di posizioni sul problema della fine della guerra potrebbero manifestarsi anche già in settimana in sede parlamentare, dato che alla Camera è in programma il voto sulle mozioni riguardanti l'emergenza umanitaria in Iraq. Ieri chiudendo l'assemblea di Aprile Cofferati ha confermato l'impostazione di Giovanni Berlinguer. «L'idea di fare in fretta — ha detto — la trovo davvero cinica. Tra l'altro è in contraddizione con le posizioni che le forze politiche, soprattutto quelle dell'opposizione, avevano avuto in precedenza. Tutti coloro che si sono battuti perché la guerra non ci fosse, oggi hanno una priorità. Una sola: chiedere la cessazione del conflitto e che torni in campo la politica». Porre come condizione l'uscita di scena di Saddam, ha insistito l'ex leader della Cgil, significa accettare la logica degli Usa, che ha fatto da base alla giustificazione della guerra. Marco Rizzo, capogruppo del Pdci, annuncia che proporrà che la mozione dell'Ulivo (che prevede la concessione di un permesso temporaneo per gli eventuali profughi iracheni) sia integrata con la richiesta di un cessate il fuoco e la predisposizione di «corridoi umanitari» per portare aiuti alle popolazioni irachena. Approccio quest'ultimo che viene condiviso anche dalla Margherita, secondo quanto hanno dichiarato Arturo Parisi e Pierluigi Castagnetti. Quest'ultimo, ribadendo la condanna della guerra, chiede al governo di proporre nelle sedi internazionali «una sospensione» del conflitto per consentire il soccorso alle popolazioni. «Cessi il fuoco in Iraq, Saddam lasci libero il suo popolo, sia affidata all'Onu e solo all'Onu la transizione al dopo-Saddam». Per certi versi una richiesta simile a quella riproposta ieri dai radicali al governo: esilio garantito per Saddam, e transizione verso la democrazia in Iraq gestita dall'Onu. Ma è proprio il collegamento tra la fine del conflitto e il destino di Saddam a non convincere Cofferati, il correntone Ds e Rifondazione: «Nel quadro drammatico di una guerra che vede ogni giorno vittime e massacri - dice Bertinotti - non si deve inquinare questo obiettivo prioritario e fondamentale con la richiesta di esilio per Saddam. Questa richiesta, infatti, finisce in qualche modo per giustificare la guerra e appare un diversivo rispetto all'esigenza di fermarla se non altro per ragioni umanitarie». Le parole di Cofferati sull'Iraq sono state criticate dal segretario dell'Udc Marco Follini: la linea di Aprile, ha detto, apre «una guerra ideologica con gli Stati Uniti e porta una parte consistente della sinistra lontanissima dai lidi occidentali». Per Follini scommettere su una guerra lunga puntando sulla sconfitta americana significa che Berlinguer e Cofferati «scambiano Saddam con Ho Chi Min». Ed in questo modo la sinistra fa «un balzo indietro di 30 anni».

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