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Rai, sul direttore generale non c'è accordo

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Braccio di ferro su Mengozzi. Saccà resiste ma non ha l'unanimità. Tre i vicedirettori previsti

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Ieri sera infatti, al vertice di Arcore, Bossi e Tremonti hanno parlato del prossimo direttore generale della Rai a Berlusconi, ma solo oggi Tremonti avrà un colloquio chiarificatore con Lucia Annunziata, che potrebbe così convocare il CdA anche domani prima della riunione di RaiHolding, decisa per la designazione ufficiale del dg. Il prescelto dovrà essere un bravo manager che conosce bene l'azienda Rai. Alle 12 di oggi il consiglio di amministrazione Rai si riunirà al settimo piano di viale Mazzini e cercherà un comune accordo sul nome del candidato. Se tutto andrà bene, nonostante lo slittamento della decisione definitiva a domani, entro venerdì, con l'assemblea degli azionisti, la Rai potrà avere il suo nuovo direttore generale. Sul fatto che sarà «nuovo», però, ci sono ancora alcuni dubbi. Nelle ultime ore Agostino Saccà, capo, anche se dimissionario, dell'azienda (da qui la sua famosa frase: «Chi è stato principe a casa sua, non sarà mai maggiordomo») si è dato molto da fare sia sul fronte guerra (che sembra aver dato buoni e riconosciuti frutti) sia sul fronte politico-istituzionale, al punto che la possibilità di una sua conferma esiste ancora o quanto meno non è da escludere. In ogni caso oggi Saccà aprirà la riunione del Cda con la sua relazione sui conti e sulla situazione generale dell'azienda. A seguire il CdA dovrebbe passare alla firma di alcuni contratti come quello della Bbc per il programma di Angela. Dopo le riunioni informali del giorni scorsi, i quattro consiglieri Alberoni, Veneziani, Petroni e Rumi, sempre orientati a individuare una figura da eleggere all'unanimità hanno operato una forte scrematura e ristretto la rosa dei candidati. Fra questi uno dei più forti come Giancarlo Leone, gradito a tutti compreso il presidente, pare non voler accettare, perché ritiene questo ruolo prematuro per la sua carriera (ha solo 46 anni). Gli altri papabili rimasti sembrano a questo punto Francesco Mengozzi, manager Alitalia con esperienza Rai che però non piace a Fi, Claudio Cappon, ex direttore generale dell'ultimo periodo del governo Zaccaria e Mauro Masi, capo del comparto editoria della presidenza del consiglio, Stefano Parisi (che continua a chiamarsi fuori), il giovane Fernando Napolitano dell'Enel. Fuori dai giochi per limiti di età invece, pare, Franco Tatò. Ieri, Lucia Annunziata, dopo aver partecipato alla riunione mattutina con i direttori dei Tg, delle reti e dei Gr sulla guerra (si è deciso di interrompere il flusso continuo e di ripristinare alcuni programmi per non stancare i telespettatori), ha avuto alcuni contatti per cercare una soluzione definitiva. La difficoltà nella ricerca di un nuovo manager farebbero pensare ad una conferma di Saccà, ma a sentire i consiglieri, il suo nome difficilmente riuscirebbe a ottenere un giudizio positivo unanime. Ed è questo il principio che il CdA vorrebbe mantenere: la squadra, al di sopra di tutto. Criterio che certamente riesce vincente nelle piccole cose, come ad esempio la distribuzione delle stanze del settimo piano. Se infatti Angelo Petroni aveva espresso il desiderio di occupare la stanza accanto a quella presidenziale, la più ambita e spaziosa, appena lasciata libera da Ettore Albertoni, per una sorta di «identità culturale» con il prof della Lega, nella scelta ha poi prevalso invece la data di nascita e la stanza è andata al consigliere anziano Francesco Alberoni. Veneziani si è sistemato in quella di Staderini, mentre Rumi in quella di Zanda e Petroni si è dovuto accontentare di quella «vecchia» di Albertoni. Sul direttore generale, invece l'accordo sembra più arduo da raggiungere, mentre è quasi certa la volontà di limitare il suo potere con tre vicedirettori specialisti. Se resterà Saccà potrebbero essere Guido Paglia (o Massimo Magliaro), Angela Buttiglione e Marcello Del Bosco, altrimenti Giuliana Del Bufalo prenderebbe il posto della Buttiglione.

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