Il Quirinale non riceve gli extraparlamentari
Il conflitto, poi, è scoppiato lo stesso malgrado le marce pacifiste, il laburista Blair già faro delle sinistre europee e italiana ha mandato i soldati inglesi a sparare addosso agli iracheni. Parlare di disagio nell'opposizione è poco e ieri è avvenuta la spaccatura che era nelle cose: l'Ulivo e i movimenti manifesteranno sì contro la guerra a Roma oggi, ma ciascuno per conto proprio. Tanto che i girotondisti e lo stesso Moretti, ovviamente in campo, hanno fatto sapere ieri sera che andranno a entrambe le partecipazioni. Cofferati ha detto che «è un peccato» che la manifestazione di Roma non sia unitaria. Oltretutto, proprio ieri, il presidente Ciampi ha dato un forte contributo di chiarezza in ordine alla rappresentatività democratica: non riceverà i «movimenti» che avevano chiesto di incontrarlo. In una nota del Quirinale infatti si fa gentilmente notare che a fissare la posizione dell'Italia sono le istituzioni quali il Governo e il Consiglio Supremo di Difesa, che il Parlamento ha approvato le deliberazioni assunte in merito, che il Governo deve attuarle sotto il controllo delle Camere. Quindi il presidente della Repubblica «nel doveroso rispetto delle proprie competenze così come definite dalla Costituzione non ritiene di poter accogliere le richieste di incontro avanzate». Ovviamente, conclude la nota, il capo dello Stato è sempre pronto a ricevere «i presidenti dei gruppi parlamentari e i dirigenti dei partiti rappresentati in Parlamento che ne facciano richiesta». La messa a punto del Quirinale, sulla rappresentatività delle istituzioni democratiche che ruotano intorno al ruolo essenziale del Parlamento eletto dal popolo sembrano relegare nella logica extraparlamentare il movimentismo e costituiscono un vero e proprio schiaffo per chi pensa di utilizzare forze esterne alle istituzioni democratiche per influenzare la politica nazionale. Ha reagito negativamente la delegata del Prc per i rapporti coi movimenti, Patrizia Sentinelli, il diniego del Quirinale «è un errore». Anche secondo l'on. Cento (Verdi) è «un errore», la decisione del capo dello Stato di non ricevere una delegazione del comitato «Fermiamo la guerra». D. T.