Pensioni, comincia l'iter a Palazzo Madama
La commissione Lavoro di Palazzo Madama ha cominciato i lavori sul ddl previdenziale con la relazione di Carmelo Morra (Fi). La delega comunque arriverà in Aula non prima di maggio: la commissione, infatti, prima della discussione, della presentazione degli emendamenti e del voto, ha deciso di sentire tutte le parti sociali e gli enti previdenziali. Le audizioni sulla delega pensioni cominceranno giovedì 27 marzo con i sindacati. «Verranno ascoltate - riferisce il presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama, Tomaso Zanoletti (Udc) - tutte le organizzazioni che fanno parte del Cnel, tutte le associazioni che chiederanno di essere audite e gli enti previdenziali». Non saranno «audizioni di facciata», dice Zanoletti. L'esame in Aula della delega pensioni dovrebbe essere calendarizzato per maggio. Zanoletti ha affermato di essere consapevole che al Senato «arriveranno alcuni nodi aperti», come le questioni sollevate dai sindacati relativamente alla decontribuzione, alla destinazione del tfr e all'equiparazione dei fondi. «Le audizioni - spiega - serviranno proprio per approfondire tutte le tematiche». Cgil, Cisl e Uil hanno raggiunto un accordo in tema di pensioni ed hanno messo a punto un documento unitario che presenteranno al Governo. Ora la parola passa ai segretari generali Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, che hanno già annunciato nei giorni scorsi di voler chiedere un incontro al Governo. Solo dopo questo appuntamento i sindacati valuteranno se mettere in campo iniziative unitarie di mobilitazione. Il documento, due paginette in tutto, ribadisce in particolare il no di Cgil, Cisl e Uil ad alcune norme contenute nella delega del Governo: no alla decontribuzione, no al conferimento obbligatorio del tfr ai fondi pensione, no alla parità tra fondi pensione aperti e fondi chiusi. I sindacati, dunque, su questi punti avanzano delle controproposte: ridurre il costo del lavoro non col taglio dei contributi previdenziali, ma attraverso forme di fiscalizzazione (oneri sociali per il lavoro a bassa qualifica e oneri impropri); la necessità che i lavoratori esprimano la loro volontà di destinare il proprio tfr ai fondi pensione; privilegiare fiscalmente i lavoratori che scelgono di destinare il proprio tfr ai fondi contrattuali o di categoria. I pensionati della Cisl attaccano direttamente il Governo: basta scelte demagogiche e contraddittorie. O il ministro Maroni apre in tempi brevi un confronto per affrontare il problema dell'adeguamento delle pensioni al costo della vita, oppure il sindacato è pronto alla mobilitazione e a tutte le iniziative di lotta necessarie. Il documento della Cisal esprime invece consenso sull'impianto globale della legge sottolineando alcuni punti: occorre giungere ad una chiara separazione contabile e gestionale tra Previdenza e Assistenza e insistere per la ricerca di una soluzione avanzata per la realizzazione di un sistema di Previdenza complementare nella quale siano fissati i paletti delle contribuzioni a carico del lavoratore e del datore di lavoro.