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PER IL «picconatore» Cossiga, il capo dello Stato deve fermare «questa illegalità costituzionale».

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Perciò, ha proseguito il senatore a vita, «ove si commettesse questa illegalità», il presidente della Republica dovrà «con coraggio» esercitare, «con una decisiva iniziativa, il suo potere-dovere di garante dell'uso costituzionalmente legittimo dello strumento militare globale-nazionale, per sbarrare la strada all'illegalità e garantire e restaurare la legalità costituzionale, operando così per l'unità morale e civile del Paese, nell'ordine e nella tranquillità, ma anche, ne sono certo, per la pace». Cossiga ha ribadito la sua contrarietà alla guerra in Iraq, «pur non essendo pacifista», perchè «rischia di infliggere un colpo mortale al prestigio e all'autorevolezza, forse alla stessa esistenza dele Nazioni Unite»; «perchè una nostra partecipazione o appoggio , sia diretto che indiretto, si porrebbe nettamente, non solo contro tutte le disposizioni del'articolo 11, ma anche contro quelle dell'articolo 10 della Costituzione della Repubblica». Il presidente emerito della Repubblica ha poi sottolineato il rischio che si aprano «varchi assai pericolosi al terrorismo interno, con motivate e suggestive possibilità e occasioni di collegamento tra il rinascente terrorismo interno e l'estremismo della cosiddetta disobbedienza, dell'alternativismo, dell'antiglobalismo profetico ed antiamericano, dell'estremismo para-sindacalista; ma soprattutto con il ben più potente e temibile internazionalmente movimento terroristico di ispirazione islamico-estremista». Infine Cossiga ha criticato le conclusioni del Consiglio Supremo di Difesa di ieri mattina, che delineano per il nostro Paese «una posizione politicamente, militarmente e giuridicamente pasticciona e pasticciata, nella quale è stato infaustamente riesumato il termine «non belligeranza» di fascista memoria».

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