«Alla prima bomba il mondo si fermerà»

È la promessa dei pacifisti che propongono innanzitutto un appuntamento davanti all'ambasciata americana a Roma, per una speranzosa veglia della pace. La mattina dopo, quando l'ora x sarà scoccata, scuole e luoghi di lavoro «incroceranno le braccia» per uno sciopero spontaneo. E drappi neri - in segno di lutto - saranno esposti su alcuni monumenti e luoghi simbolo delle città. A Roma, per esempio, si pensa a impacchettare di nero il Colosseo. Insomma, il movimento pacifista italiano che confluisce nel comitato «Fermiamo la guerra» - organizzatore della manifestazione del 15 febbraio - non si arrende e snocciola le mobilitazioni nazionali e locali previste per continuare a dire «no» al conflitto. Raffaella Bolini, dell'Arci, si appella al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, come garante della Costituzione, in particolare dell'articolo 11, che recita «l'Italia ripudia la guerra». «Noi saremo qui davanti e invitiamo tutti i cittadini a circondare la Camera per far pressione sui parlamentari», aggiunge. Questo nella fase pre-attacco. Poi seguiranno le iniziative che accompagneranno i bombardamenti e la guerra, a cominciare dalle «veglie già previste in molte città al momento dell'attacco». Così, nel pomeriggio della prima giornata di guerra, la tempistica d'azione dei pacifisti prevede «grandi manifestazioni cittadine», mentre il primo sabato dopo l'attacco ci sarà «un'iniziativa nazionale». Il 29 marzo, poi, è stata già indicata come la data a livello internazionale per la «Giornata mondiale contro la guerra». Ma non basta: il comitato «Fermiamo la guerra» rilancia anche una serie di campagne già in atto. Da quelle delle bandiere arcobaleno appese ai balconi (che hanno raggiunto quota 2 milioni e mezzo) a forme di boicottaggio di aziende coinvolte nella guerra - quale la compagnia petrolifera Esso - fino al sostegno alle vittime del conflitto. Ieri mattina i pacifisti hanno bloccato una cinquantina di autocisterne cariche di benzina e gasolio nello stabilimento «Petrolven» di Porto Marghera, che rifornisce tutto il Nordest. Con un sit-in, diventato una vera e propria catena umana, è stato impedito il carico ai camion della Esso. Sempre in mattinata, a Padova, i «disobbedienti» hanno occupato per un'ora gli uffici della sede provinciale della Esso. Anche il mondo cattolico è in fermento. I movimenti, insieme agli ordini religiosi e alle parrocchie, sceglieranno l'«arma» della fede: veglie e preghiere. E. M.