Monito di Bankitalia: «Marcia a rilento»
La crisi irachena pesa come un macigno e se il conflitto dovesse prolungarsi le ripercussioni potrebbero essere disastrose. E a fare le spese di questa situazione saranno soprattutto i Paesi più deboli. L'Italia che già marcia al rallentatore (per il 2003 si prevede, nella migliore delle ipotesi, una crescita della ricchezza nazionale, il pil, solo dell'1,3%) potrebbe avere difficoltà nel raggiungere gli obiettivi di risanamento. È questo il quadro con molte ombre e poche luci tracciato dalla Banca d'Italia nel Bollettino economico. L'Istituto di via Nazionale non si sbilancia in previsioni sulle conseguenze della guerra sull'economia ma, in accordo con gli organismi internazionali, sostiene che potrebbero essere «pesanti» qualora il conflitto non dovesse essere di breve durata. «Ne risentirebbero gli andamenti dei mercati finanziari e la fiducia degli operatori, con conseguenze negative di difficile quantificazione sulle decisioni di consumo e di investimento». Bankitalia osserva che la produzione petrolifera mondiale potrebbe «incontrare difficoltà a soddisfare la domanda, determinando ulteriori, significativi rialzi del prezzo del greggio, il cui riassorbimento potrebbe rivelarsi lento». E in Italia? In caso di conflitto prolungato il pil potrebbe crescere anche meno dell'1,3% indicato dalle previsioni. Inoltre, dice Bankitalia, per centrare questo obiettivo, l'economia dovrebbe marciare già dalla prossima primavera a un ritmo superiore al 2%. Il Paese ha archiviato un 2002 poco esaltante con le esportazioni in calo dell'1% a fronte di un aumento del commercio mondiale del 2%, la perdita di quote di mercato e l'inflazione superiore alla media europea. Il sistema Italia sta perdendo competitività sia per il calo della produttività che per fattori strutturali come la qualità dei prodotti e la scarsa capacità di penetrazione sui mercati. Va meglio per l'occupazione aumentata dell'1,4%. Per l'inflazione c'è stata una riapertura del divario (dello 0,4%) rispetto agli altri paesi dell'area Euro. Le stime per il 2003 indicano un carovita al 2,2% contro una media dell' area euro all' 1,8%. L'introduzione dell'euro ha inciso sull'inflazione fra gennaio ed ottobre 2002, per un +0,3 ed un +0,9%. Gli aumenti di prezzo si sarebbero registrati quasi esclusivamente nel canale del commercio tradizionale. Quanto alla situazione della finanza pubblica, la riduzione dell'indebitamento non deve far tirare un sospiro di sollievo giacchè il calo dell'1,5% è stato realizzato attraverso misure una tantum. Pertanto la prossima manovra economica, dice Bankitalia, dovrà tener conto di questo elemento. A fronte di questo scenario, con il rallentamento dell'economia e un risanamento compiuto a colpi di misure temporanee, sarà difficile, avverte l'Istituto, raggiungere l'obiettivo di un rapporto tra deficit e pil all'1,5% come indicato dai documenti ufficiali. Bankitalia quindi indica il percorso da seguire. L'economia è pronta a ripartire perchè le risorse ci sono. Il riequilibrio del bilancio va attuato con misure strutturali nei principali comparti di spesa. Tra tante ombre qualche luce per la Banca d'Italia viene dalla solidità del sistema bancario che dopo un anno deludente ha ripreso a finanziare il sistema economico con maggiore vivacità rispetto al resto di eurolandia. Il credito è abbondante in particolare verso le piccole e piccolissime imprese. I tassi sono in calo e la qualità del credito è migliorata. Il credito bancario è volano della crescita anche nel mezzogiorno: via Nazionale ancora una volta difende il sistema dalla accuse giunte nelle ultime settimane anche da parte di esponenti di governo. Il risparmio raccolto al sud non fugge al nord ma è impiegato nelle stesse regioni meridionali. Al ministero dell'Economia, il viceministro Baldassarri dice che si stanno «rivedendo i conti». L' impatto della guerra in Iraq dipenderà «da quando parte, da quanto dura e da che effetti ha». Quanto alle misure una tantum, al m