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CONFINDUSTRIA FAVOREVOLE ALLA DELEGA

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Fisco, i sindacati non vogliono la riforma

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E se gli industriali premono per una rapida approvazione del testo, i sindacati frenano mettendo in luce aspetti discriminatori della riforma. Per il direttore dell'area Impresa di Confindustria Antonio Colombo, ascoltato ieri in commissione Finanze alla Camera «non tutte le modifiche del Senato sono positive ma ciò non basta a rallentare l'iter della riforma». Una richiesta in ogni caso la avanzano e dopo l'onere di 10 miliardi in tre anni imposto alle imprese con il taglio della Dit che favoriva gli investimenti, «ora Confindustria si aspetta che venga attuata la parte positiva della delega, in cui si tagliano le imposte al sistema produttivo». Più globale il no dei sindacati che per una volta sono apparsi abbastanza unanimi. Sia Cgil, Cisl e Uil temono infatti che dalla riforma escano penalizzati i ceti più bassi e le famiglie a tutto vantaggio dei redditi medio alti. «La riforma sembra attuare solo la riduzione delle aliquote per i redditi più alti - ha spiegato il segretario confederale della Cgil Beniamino Lapadula - mentre per le famiglie, contrariamente a quanto previsto dal libro bianco sul welfare rimane un euro». Giudizio condiviso da Pierpaolo Baretta, segretario confederale della Cisl, che avanza anche dubbi dal punto di vista della sostenibilità finanziaria «soprattutto alla luce di una crescita economica ferma allo 0,6%».

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