RISCHIA di riaccendersi lo scontro tra governo e Associazione nazionale magistrati sulla riforma dell'ordinamento giudiziario.
Quanto all'Associazione nazionale magistrati, l'organizzazione che riunisce tutta la categoria, deciderà nella prossima settimana la strategia da seguire sul maxi-emendamento varato dal Consiglio dei ministri. Il primo appuntamento utile sarà giovedì prossimo, quando la giunta dell'Anm si riunirà con i segretari delle correnti per una prima valutazione della situazione. Ma la vera scelta sul da farsi è affidata al «parlamentino» dell'Anm, convocato sabato prossimo. Fra i magistrati al momento prevale la linea di non intraprendere subito la strada del muro contro muro, ma, prima, di verificare se vi sono reali possibilità di un confronto con governo e Parlamento, rappresentando le proprie proposte alternative di riforma, nella speranza che trovino accoglienza. Poi, se questa via si rivelasse impraticabile, si riaffaccerebbe l'ipotesi dello sciopero. Per un «incontro urgente» con il governo preme Magistratura Indipendente, l'unica corrente all'opposizione della giunta dell'Anm: appuntamento che dovrebbe servire non solo ad «esporre le critiche comuni a tutta la magistratura», ma anche a «proporre soluzioni idonee a migliorare l'efficienza della giustizia». Sabato il «parlamentino» della corrente, riunito a Roma, ha avallato la linea del segretario, Antonio Patrono, che già nei giorni scorsi aveva invitato la giunta dell'Anm a compiere «i passi necessari per avviare un confronto urgente con il governo e le istituzioni competenti». Una strategia che Patrono riproporrà alla riunione straordinaria dell'esecutivo Anm di giovedì. Per un confronto «costruttivo» col Guardasigilli Castelli e per la presentazione alla commissione Giustizia del Senato della «proposta di riforma sulla valutazione della professionalità dei magistrati, che stiamo mettendo a punto» è il segretario dell'Anm Carlo Fucci, di Unità per la Costituzione, che non risparmia critiche al maxiemendamento: «È una vera controriforma». Pone però dei precisi dei paletti al confronto Claudio Castelli, segretario di Magistratura democratica: «Se confronto vuole dire discutere, lo faremo. Ma non credo ci sia nessun terreno di mediazione e compromesso, visto che il maxi-emendamento delinea un'altra magistratura. Bisogna verificare quali sono le reali intenzioni e se è possibile far cambiare idea al governo.Diversamente il problema di arrivare a forme di protesta credo sia ineliminabile». Nell'immediato però Castelli ritiene che l'Anm debba presentare una «proposta alternativa», mettendo insieme una serie di progetti già elaborati su specifiche questioni e che delineano «un ordinamento giudiziario molto più moderno di quello del governo. Bisogna dimostrare che una riforma alternativa seria è possibile».