IL CARDINALE TETTAMANZI

È questo uno dei punti su cui ha insistito il cardinale Dionigi Tettamanzi nel suo intervento di chiusura del convegno sul tema «Pacem in Terris - La posizione della Chiesa sulla pace», che si è svolto ieri a Milano. «Non ci si limiti a parlare di pace, ma ci si impegni a fare opere di pace - ha sottolineato l'arcivescovo di Milano -. Opere che vanno messe in atto a livello sociale e istituzionale dentro i singoli Stati e a livello internazionale». Il prelato ha invitato i cattolici, riprendendo un argomento già proposto dal Papa, ad essere sentinelle di pace. «È questo - ha detto - il distintivo che ci deve caratterizzare, l'impegno che ci è chiesto di assumere; è questa la responsabilità che ci viene affidata ed è questo il contributo che ciascuno di noi può offrire alla causa della pace animati dalla speranza che la pace dipenda anche da noi e non solo dai responsabili dei popoli e delle nazioni». Ricordando la Pacem in Terris, l'arcivescovo ha osservato che «l'ascolto della coscienza è la premessa e la garanzia per edificare una pace giusta e duratura» e che «è la stessa coscienza a dirci che la pace non è solo assenza di guerra, non è pacifismo, non è prepotenza passata in giudicato, non è un ordine esteriore fondato sulla violenza e la paura». «Se vogliamo essere autentiche sentinelle di pace - ha proseguito Tettamanzi - è necessario che questo fondamentale sì alla pace si concretizzi in un sì alle condizioni della pace che sono molteplici: rispettare la verità, garantire la giustizia, vivere l'amore, assicurare la libertà, essere disponibili al perdono e alla riconciliazione, coltivare il dialogo». E ancora, o forse soprattutto, «realizzare un disarmo comune e generale e sostenere le organizzazioni internazionali, a iniziare dall'Onu, rafforzandone l'autorevolezza, la rappresentatività e la democraticità». Nel suo intervento monsignor Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace, ha rievocato e analizzato, nel 40esimo anniversario della promulgazione, l'enciclica di papa Giovanni XXIII. Monsignor Martino ha parlato della Pacem in Terris come di «inno alla persona umana» e di «sinfonia della pace in quattro valori e quattro movimenti». «La posizione della Chiesa non è pacifista, ma pacificatrice - ha detto Martino -. È questo il senso e il valore della parole che Giovanni Paolo II ha pronunciato in questo frangente storico, parole che si elevano ben al di sopra degli slogan di un certo pacifismo o a quelli del movimento contrario. Pace non è assenza di guerra, non è nemmeno essere contro qualcuno che vuole la guerra. Mai si devono colpire presunti o veri nemici prima di essere colpiti».