«Nella televisione del futuro la parola d'ordine è partecipare»

La tv maestra - «Senza la tv la società non sarebbe quello che è. Il suo ruolo di grande maestra culturale lo conosciamo bene. Ora però è giunto il momento di guardare avanti. E il futuro dipende da diversi fattori, da come vanno ad incastrarsi tra loro. Quelli focali credo che ruotino attorno all'utenza, allo sviluppo delle tecnologie e il ridimensionamento dei costi. Il modello ideale di tv del futuro dovrebbe invece essere il più possibile partecipante». Il futuro sul piccolo schermo - «Sarà l'esatto contrario di ciò che è adesso. La televisione moderna è rigida, autoritaria e mono-direzionale, cioè che guarda ad un solo versante e non ammette repliche o reazioni. E non solo, perché le trasmissioni moderne scandiscono ancora la giornata e gli appuntamenti di milioni di persone e quindi di una grossa fetta della nostra società; che però non è più quella degli anni Cinquanta. Basti pensare alla collocazione delle news giornalistiche principali: all'ora di pranzo, alle otto di sera, in seconda serata e via discorrendo. Oggi la famiglia, è noto, non può seguire più certi ritmi». La differenza tra Rai e Mediaset - «Sostanzialmente il palinsesto dei due grandi poli nazionali televisivi è uguale, il vero problema è che però non si rivolgono più ad un'utenza colta e con un certo spirito critico, ma alla massa indistinta. E questo avviene semplicemente perché questa tv generalista è stata creata dalla Dc di Andreotti e Cossiga: una grandissima e rispettabilissima forza politica che ha tenuto in piedi il Paese per 45 anni, ma il suo modello è ormai a dir poco anacronistico». I programmi commerciali sotto accusa - «Non si può continuare a proporre calcio. La questione di fondo è capire cosa vuole il pubblico dalla tv e soprattutto capire che le modalità di approccio sono profondamente cambiate: questo secondo concetto si rifà a quella flessibilità d'orario che scandisce la vita moderne e il lavoro delle persone». Il mare di internet - «Nel mare di informazioni proposte da internet si rischia di perdersi o di ritrovarsi in siti poco credibili. La gente ha invece bisogno di certezze e queste non possono che arrivare da quelle pagine che, avendo dietro una struttura e una marchio affidabile, si propongono in modo autorevole attraverso contenuti di spicco».