IL Csm si prepara a dare il proprio parere sul maxi-emendamento del governo alla riforma dell'ordinamento giudiziario.
Da lunedì la commissione Riforma comincerà a esaminare le nuove norme approvate una settimana fa dal Consiglio dei ministri. A preconfigurare una bocciatura integrale del testo governativo punta già, però, la corrente di Magistratura Democratica che in una lettera inviata a tutti i magistrati definisce il progetto come «di controllo e di riduzione dell'indipendenza della magistratura» e chiede che si reagisca «con indignazione». La commissione del Csm esaminerà il maxi-emendamento suddividendo il lavoro «in vari segmenti», tra i sei consiglieri che ne fanno parte (i togati De Nunzio, Salmè, Civinini e Lo Voi, e i laici Spangher e Berlinguer), i quali saranno supportati dall'ufficio studi di Palazzo dei Marescialli. Un lavoro «complesso» che verrà concluso «in tempi utili», assicura il presidente della commissione Wladimiro De Nunzio, togato di Unicost, che chiarisce però come sia «difficile fare previsioni temporali» anche se, aggiunge, «cercheremo di rispettare le esigenze di chi ci ha chiesto il parere». Intanto arriva la stroncatura da parte di Md. Il maxi-emendamento del governo al ddl sull'ordinamento giudiziario è «un progetto di controllo e riduzione dell'indipendenza» della magistratura, attraverso il quale si punta anche ad uno «svuotamento delle funzioni del Csm». Lo sostiene in una lunga lettera che ha inviato a tutti i magistrati, il segretario di Magistratura democratica Claudio Castelli, secondo il quale la magistratura deve reagire con «indignazione» ma anche con «razionalità», mostrandosi «compatta», spiegando le ragioni del «no» a proposte «restauratrici» e proponendo invece il proprio progetto riformatore. «Il progetto governativo» si legge nel documento, «disegna una magistratura estranea al modello costituzionale e cancella decenni di interventi normativi e di elaborazione culturale diretti a garantire l'indipendente esercizio della giurisdizione a salvaguardia dei diritti dei cittadini. L'obiettivo non è, in nessun modo, il miglioramento del servizio; più semplicemente, è il controllo di una magistratura ritenuta troppo indipendente e autonoma».