Berlusconi: «Un piano per l'esilio di Saddam»
Il governo respinge le accuse dell'opposizione di non far nulla per evitare il conflitto
Così Berlusconi ha ieri sottolineato che a fare ben sperare è ora un'ipotesi all'esame della comunità internazionale: convincere Saddam Hussein ad accettare di andare in esilio. Si sta facendo di tutto, ha assicurato, il premier, per non arrivare ad una soluzione militare. Berlusconi fa sapere di essere impegnato in prima persona. «È giusto che si sappia - ha dichiarato - che io stesso sono in mezzo, sono coprotagonista di questi tentativi». E, se si concretizzasse l'ipotesi dell'esilio di Saddam, «sarebbe una cosa meravigliosa». Il governo respinge così l'accusa delle opposizioni di non far nulla per tentare di evitare la guerra. Esclude anche che gli Stati Uniti vogliamo scatenare il conflitto a tutti i costi. «George Bush - afferma il presidente del Consiglio - è il primo a voler trovare una soluzione di pace. Sono in continuo contatto telefonico con gli altri capi di Stato europei ed anche con il presidente della Repubblica, Ciampi, allo scopo di cercare di salvaguardare l'unità dell'Europa, la validità dell'alleanza atlantica e la credibilità e l'essenza delle Nazioni Unite». Tra Ciampi ed il governo italiano, quindi, c'è una perfetta unità di vedute a proposito della crisi irachena. Le critiche dell'Ulivo sono perciò infondate. Ma, ha affermato Berlusconi, «non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire» perché il governo italiano ha fatto e farà solo «quello che ci imponevano e ci impongono i trattati e l'alleanza con gli Usa». Quanto alle dichiarazioni del ministro della Difesa, Martino, a favore della guerra, il premier ha precisato che si è trattato di «un suo personale convincimento». Da parte sua, il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, polemizza con il pacifismo, «il cavallo di Troia dentro cui i nemici della pace nascondono la loro vera identità». Dice no alle bandiere arcobaleno che sventolano con quelle rosse con la falce e il martello, «che in termini di pace non rappresenta assolutamente nulla». «Il valore - afferma Fini - è la pace non il pacifismo. Non credo voglia veramente la pace chi - insiste il vicepremier - fin dai tempi della Colomba e di Guernica di Picasso nascondeva dietro al pacifismo un'ostinità dichiarata all'occidente e agli Stati Uniti e in molti casi ai valori cattolici». Dopo la riunione con lo stato maggiore di Forza Italia, Silvio Berlusconi ha incontrato ieri sera il leader di An, Gianfranco Fini, i ministri degli Esteri, Franco Frattini, della Difesa, Antonio Martino, dell'Interno, Giuseppe Pisanu per discutere i principali temi di attualità internazionale, a cominciare dalla crisi irachena. Anche per Antonio Tajani, capogruppo di FI al Parlamento europeo, è ancora possibile evitare la guerra. «Le notizie che giungono da New York ci fanno ancora sperare nella possibilità di risolvere la crisi irachena senza l'uso delle armi -ha detto durante il dibattito a Strasburgo sulla crisi irachena -. La disponibilità degli Stati Uniti e della Gran Bretagna a rinviare la data dell'ultimatum a Saddam Hussein apre nuovi spiragli per la pace. Queste sono le giornate della politica e della diplomazia: ogni tentativo deve essere esperito per scongiurare la guerra. Non è impossibile raggiungere questo obbiettivo». Intanto, l'opposizione insiste nell'attaccare Berlusconi. Il governo, ha affermato Francesco Rutelli, deve dire «con forza e con chiarezza no alla guerra» e in queste ore deve «farsi ascoltare a Washington» perchè la guerra in Iraq è «non necessaria, non giusta, non legittima». E se ci sarà un attacco unilaterale da parte degli Usa, l'Onu si spaccherà e si divideranno la Nato e l'Ue. Con la sua politica «ambigua, reticente ed opportunistica», attacca anche Piero Fassino, Berlusconi sta rendendo «ridicolo il nostro Paese». Anche per il leader dei Ds la guerra non è inevitabile e perciò bisogna insistere nella ricerca di una soluzione politica. E.S.