Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

LA SCELTA RAI È SCAPPATA DI MANO

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Dissento perché, a mio avviso, i due Presidenti, malgrado i contrasti, sono riusciti a trovare una soluzione in linea con le proposte de Il Tempo. Occorreva non ricadere nell'errore di dare due consiglieri ad una minoranza che vuole fare solo ostruzionismo come avevano fatto Zanda e Donzelli. Era bene scegliere professionisti della carta stampata le cui opinioni politiche sono note. E così è avvenuto: la scelta di Mieli ha corresponsabilizzato l'opposizione e non vi sono nel prossimo cda "soggetti misteriosi". Accade tuttavia che, sebbene i due Presidenti -a seguito di alchimie attentissime- scelgano personaggi di altissimo livello, come è appunto avvenuto venerdì scorso, scattano, specie da parte di chi rappresenta l'opposizione, comunque dei meccanismi incontrollabili che fanno saltare tutti i calcoli. Può ben capirsene il perché: il muro contro muro che la sinistra sta praticando dopo la sua sconfitta al fine di impedire qualsiasi confronto e di portare alla paralisi le istituzioni, riguarda anche il servizio pubblico. Inutile ricordare in questa sede come nel precedente cda i due tecnici riferiti all'opposizione abbiano immediatamente alzato le barricate bloccando la Rai. Ora è il turno di Mieli che, nonostante la sua alta qualificazione professionale, la sua grande sensibilità e il suo spirito di tolleranza, è entrato nella vicenda Rai con la delicatezza di un elefante in un negozio di cristalleria. Pretendendo la garanzia di poter far rientrare Biagi e Santoro in prima serata e di scegliere il nuovo direttroe generale. egli ha ottenuto quattro risultati. Il primo, mettere in difficoltà i Presidenti che non hanno voce in materia, che non si sono mai permessi di imporre l'esclusione dei due predetti faziosi e che non hanno ovviamente indicato Saccà quale direttore generale. Il secondo, esautorare gli altri consiglieri indicando una linea programmatica (che spetta al solo cda) senza neppure averli incontrati. Il terzo, esternare un vero e proprio manifesto politico di parte, proclamando la sua diametrale opposizione nei confronti della maggioranza di Governo che non desidererebbe rivedere sulla TV di Stato i faziosi comizi di Biagi e Santoro. Per non dire, infine, del tentativo di rompere il delicato equilibrio che i Presidenti delle Camere hanno tentato di realizzare con la nomina 1 + 4; tale equilibrio sarebbe irrimediabilmente rotto se Mieli ottenesse, a prescindere dal CdA, un direttore generale di suo personale gradimento. Questo atteggiamento è un vero vae victis, che offende non solo per i Presidenti che lo hanno scelto ma anche la sua intelligenza ed indipendenza. Esso ci induce a ridenunciare la inadeguatezza dell'attuale sistema di nomina del cda Rai, che lascia i Presidenti delle Camere inermi dinanzi alla successiva azione dei soggetti da loro nominati, che possono essere rimossi solo dalla commissione parlamentare con un'altissima maggioranza. Fortuna vuole che Mieli abbia correttamente tirato fuori la sua bella pensata prima dell'accettazione dell'incarico. Forse logica vorrebbe che egli venisse immediatamente allontanato ma ci sarebbe il problema di come sostituirlo. Forse è venuto il momento che si cominci a riconoscere ai due Presidenti il potere di dare regole comportamentali ai propri nominati. Ciò consentirebbe a Mieli, la cui correttezza è al di sopra di ogni dubbio, di regolarsi di conseguenza.

Dai blog