Bisogna capire Silvio Berlusconi e la naturale diffidenza per viale Mazzini e dintorni.

Il problema è proprio Paolo Mieli. Che rischia di essere un simbolo della crisi di governo del Cavaliere. Accadde nel '94 quando a Berlusconi arrivò il celebre avviso di garanzia via Corriere della Sera. Lo spettro potrebbe ripresentarsi in fretta se Mieli questa volta invece dell'avviso di garanzia decidesse di inviargli per l'iscrizione nelle liste di disoccupazione quell'Antonio Marano che oggi regge con alterne fortune le sorti di Rai Due. Qui non è questione di share, ma di politica pura. Perchè Umberto Bossi non applaudirebbe, figuriamoci. E a sentire i suoi fedelissimi, sarebbe anche disposto alla nuova crisi di governo. Non per Marano, ma per l'affronto in sè che gli porgerebbe il destro. L'unico antidoto allo spauracchio del Cavaliere è proprio un direttore generale docg. Che non oserebbe mai compiere il velenoso passo a meno di avere preparato robusti antidoti. Agostino Saccà ha dimostrato agli occhi del premier tanta fiducia nell'ultimo anno. Non è semplice inviarne in viale Mazzini un altro così... Solo D'Alema ferma la Iena al volo La trappola avrebbe potuto essere distruttiva. Massimo D'Alema però è riuscita a disinnescarla come nessun altro leader dell'Ulivo aveva provato a fare. Le Iene di Italia Uno hanno scoperto che nessun importante politico del centro-sinistra era in aula al momento del voto sulla riforma delle pensioni tanto avversata. E sono andate con la tv a chiederne conto. Sorrisini imbarazzati, scuse maldestre, figuraccia di tutti. Solo D'Alema ne è uscito indenne con un semplicissimo «Ha ragione lei», che ha tagliato immediatamente le unghie alla Iena...