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SCRITTE e fatti, quelli di Milano, che si commentano da soli.

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E non sarà nemmeno l'ultima. Perché elementi isolati, o gruppi organizzati che accompagnano le loro follie razziste con simili concetti, ci saranno fin quando esisterà la stupidità dell'uomo. Che, putroppo, in passato ha fatto sfociare questa imbecillità in follia omicida, in massacri di massa, in campagne sanguinarie di vero e proprio genocidio. Abbiamo sotto gli occhi il contenuto grafico di quell'atto vigliacco e infame di Milano che prende di mira il presidente "in pectore" del nuovo Cda della Rai. Diretto contro un uomo e un professionista, alla guida di una "cinquina" che dovrà far navigare nei prossimi mesi e nei prossimi anni la "corazzata" di viale Mazzini in un mare neppure tanto tranquillo. E siamo convinti che tanta vigliaccheria sia anche inutile. Perché gli uomini, e i professionisti destinati a ricoprire importanti incarichi pubblici, non vanno giudicati né per il loro credo religioso e nemmeno per il colore della pelle o per motivi razziali. Ben altri parametri dovranno servire per giudicare, in maniera distaccata e imparziale, la validità di una scelta fatta dai presidenti Pera e Casini dopo un periodo sofferto e pregno di polemiche. Nelle prossime settimane avremo modo di fare le pagelle a Paolo Mieli come agli altri quattro del nuovo Consiglio d'amministrazione di viale Mazzini. E nel fare le pagelle terremo conto soltanto dei fatti e delle professionalità nell'affrontare le difficoltà che sicuramente non mancheranno lungo il terreno minato dell'informazione pubblica radiotelevisiva. Tutto nell'unico interesse del cittadino che paga il canone per avere in cambio un servizio pubblico aperto alle infinite le componenti della vita civile, sociale e politica. Abbiamo alle spalle periodi di tv-trash, trasmissioni che hanno messo a rischio l'innocenza dei nostri ragazzi, violentando la loro formazione e minando terribilmente la loro crescita. Attendiamo al varco il nuovo Cda, se riuscirà a decollare con la necessaria armonia che già si intravvede. Seguiremo passo passo il suo cammino. E, senza peli sulla lingua, daremo a Cesare quello che è di Cesare, elogiando chi avrà operato per il bene dell'azienda e quanti dovessero anteporre gli interessi della politica o del partito a quelli del servizio pubblico. Ecco perché scritte ingiuriose e fuori dalla storia come quelle di Milano ci preoccupano. Ma la loro infamia, fortunatamente, è a tempo. Inizia alla sinistra di un muro e finisce all'estrema destra, a scritta ultimata. Tra l'altro Paolo Mieli, una volta insediato nella tormentata poltrona di n. 1 di viale Mazzini, avrà il suo bel da fare. E le sue preoccupazioni saranno ben altre che quelle dettate da un imbrattatore imbecille già condannato all'oblio in partenza.

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