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Ore 14, il Dna di Sempio? I dubbi di Bruzzone: "Perché non è come con Yara"

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La guerra delle perizie, l'indicente probatorio sul Dna, l'attesa per una possibile svolta del delitto di Garlasco. Se ne parla nella puntata di mercoledì 9 aprile di Ore 14, il programma condotto da Milo Infante su Rai2. Come emerso oggi, la procura di Pavia ha chiesto la ricusazione del professor Emiliano Giardina, associato di genetica medica all'Università Tor Vergata di Roma, dall'essere incaricato come perito dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli per svolgere la perizia con la formula dell'incidente probatorio sull'analisi dei campioni genetici isolati su alcuni reperti del delitto di Garlasco per poi compararli con il dna di Andrea Sempio, indagato in concorso con altri o con Alberto Stasi per l'omicidio di Chiara Poggi. Un'istanza a cui si è associata la difesa di Stasi, e che si basa sul fatto che il genetista si sarebbe già espresso dal punto di vista tecnico sulla vicenda in un'intervista rilasciata alla trasmissione Le Iene. La giudice pavese si è riservata sulla questione. Non solo. I legali dell'ex fidanzato di Chiara Poggi hanno chiesto di escludere dall'incidente probatorio anche il generale Luciano Garofano, consulente degli avvocati di Sempio, Angela Taccia e Massimo Lovati, in quanto ex comandante del Ris di Parma all'epoca delle indagini sull'omicidio.

 

Nel corso della puntata Antonio De Rensis, legale di Stasi, ha risposto ai chiarimenti sulle mosse delle parti chiesti a riguardo dalla criminologa Roberta Bruzzone, ospite in studio: "Giardina? È stata ovviamente depositata la trascrizione integrale dell'intervista e il procuratore capo ha spiegato come a loro parere la posizione del consulente sarebbe incompatibile con questi incontri", ha detto De Rensis. Che su Garofano spiega: "Noi abbiamo ritenuto incompatibile la posizione del dottor Garofano per questioni tecniche che abbiamo spiegato, riferente sia all'attività da lui svolta all'epoca dei fatti nel 2007, abbiamo anche indicato quali operazioni secondo noi lo rendono incompatibile, adesso il giudice ovviamente come è normale che sia si è riservato, credo che fra qualche giorno sapremo".

 

Intanto c'è attesa per le analisi sul Dna. "È un dato scivoloso dal punto di vista interpretativo, lo è stato all'epoca" della prima perizia, "adesso si cerca di irrobustire quella lettura cercando di ampliarla", osserva Bruzzone. "Quel dato, l'aplotipo Y è un dato che all'epoca venne ritenuto non comparabile - continua la criminologa - oggi c'è una lettura diversa perché ci sono delle criticità che ammettono anche i tecnici che si sono cimentati su quest'ultima parte, lo sanno tutti che quel dato da solo non porterebbe questa inchiesta da nessuna parte, tant'è vero che si cerca di allargare la ricerca su altri reperti".

Infante aggiunge: "Se passa il concetto che su una scena del crimine il fatto di appoggiare le mani per terra e raccogliere Dna di persone che sono passate settimane o in qualche caso mesi prima, vuol dire che tu puoi collocare sulla scena del crimine" una pluralità di soggetti. La ricerca della prova scientifica inoppugnabile ricorda il caso di Yara Gambirasio. "La ratio su Massimo Bossetti - condannato per l'omicidio di Brembate - fu quella, non aveva nessun contatto con Yara, poi la collocazione del materiale era particolarmente suggestiva, essendo un soggetto del tutto estraneo questo elemento ebbe una rilevanza notevole anche perché era una quantità di tracce molto, molto rilevante", ricorda Bruzzone. Qui lo scenario è diverso, perché il neoindagato Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, frequentava quella casa.

Il Dna potrebbe essere lasciato da Sempio nelle settimane precedenti: "Non sto dicendo che sia andata così", ma magari Sempio è "andato lì una settimana prima, dieci giorni prima, e ha chiacchierato nella sala. Noi tutti mettiamo moltissime celle in salivari durante una chiacchierata normale e con la quantità di materiale trovato potrebbe essere compatibile". Infatti il corpo della povera Chiara Poggi è stato trascinato sul pavimento e potrebbe aver raccolto materiale genetico non collegato al delitto. Tuttavia le indagini vertono non solo sul Dna, ma sull'alibi di Sempio, su nuove testimonianze, su evidenze investigative in possesso degli inquirenti. 

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