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Superenalotto, Bernardini De Pace e la moglie del Paperone: "Doveva sequestrare subito la vincita"

Giulia Sorrentino
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Una storia surreale è quella che vede protagonista una (ex) coppia: si erano sposati il 1° maggio 2007. Lui autotrasportatore di Napoli, lei estetista a domicilio. Matrimonio da cui non avevano avuto figli. Dopo problemi di infedeltà coniugale da parte dell’uomo decidono di avviare, già da qualche mese, la separazione legale. Ma pochi giorni fa il quadro cambia drasticamente: la vincita al Superenalotto dell’uomo di 88 milioni di euro fa sì che lo studio legale della donna stia predisponendo un ricorso per chiedere un mantenimento di 5000 euro mensili, o una liquidazione di 44 milioni di euro, la metà della vincita. Ne abbiamo parlato con l’avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini De Pace.

Avvocato, che idea si è fatta della vicenda?
«Se le due persone in questione sono davvero in comunione dei beni, la vincita rientra nella comunione anche se il biglietto vincente è stato comprato con il denaro di uno solo dei due. Quello che resta sul conto corrente del marito che ha incassato la vincita, nel momento nel quale il giudice scioglie il regime di comunione verrà diviso a metà».

Il presupposto, quindi, è che ci sia la comunione dei beni affinché questa cosa venga fatta?
«Certo. È l’unico presupposto affinché la moglie abbia diritto a metà della vincita. Se i coniugi avevano scelto il regime della separazione dei beni, invece, il marito resterà proprietario dell’intero».

E allora qual è la differenza tra un mantenimento di 5.000 euro al mese e la divisione a metà della vincita?
«È il regime legale che hanno scelto i coniugi al momento del matrimonio. Se hanno scelto la comunione dei beni si dividerà, insieme a tutto il resto, anche la vincita. Se avevano scelto la separazione dei beni, ci sarà un marito molto più ricco della moglie, la quale potrà chiedere un assegno di separazione più alto rispetto a quello che avrebbe ottenuto se il marito non avesse avuto 88 milioni».

 



Non avendo loro due figli, in teoria, l’assegno di mantenimento non è obbligatorio?
«L’assegno per il coniuge ha funzione, natura e tassazione diversa da quello che viene versato per i figli. Possono convivere entrambi gli assegni o anche solo uno dei due. Una moglie, per esempio, può avere il diritto di ricevere un assegno di mantenimento dal marito anche seda quel matrimonio non sono nati figli. Diversa è l’assegnazione della casa coniugale: in quel caso, se non vi sono figli, la moglie non può richiederla».

Ma se i coniugi sono sposati in separazione dei beni e il marito si è arricchito con la vincita, il giudice ne tiene conto?
«Se l’avvocato si ricorda di scriverlo e dirlo, senz’altro. Però, nel momento nel quale la signora fa l’estetista a domicilio e guadagna al massimo 2.000 euro al mese e il marito ha 88 milioni di euro l’assegno in separazione deve essere riconosciuto. Poi al momento del divorzio si vedrà. Bisognerà valutare l’esistenza dei presupposti».

Lei cosa avrebbe consigliato a una sua cliente in una situazione simile?
«Prima di tutto supponiamo che sia tutto vero. Confermato ciò, avrei consigliato di lottare per ottenere la metà degli 88 milioni. E avrei tentato un sequestro per congelare la vincita».

 



Il sequestro cosa comporta?
«Che i soldi vengano bloccati, del resto c’è sempre l'ipotesi che il marito che li ha incassati li spenda prima dello scioglimento della comunione. In casi come questo la velocità è tutto: la separazione va fatta subito. L’obiettivo è congelare tutto, così si ha il tempo di stabilire su cosa discutere».

Le sono capitati casi con una grossa somma di denaro che entra in gioco prima della separazione?
«Tantissimi. La comunione dei beni è spesso scelta da chi ha poco e una carriera da costruire. Dopo vent’anni di matrimonio ci si ritrova molte volte a dover dal nulla dividere società, azioni, immobili, risparmi».

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